Stretta su odontoiatria, medicina nucleare, genetica, esami di laboratorio, radiologia diagnostica, dermatologia allergologica: fuori da specifici casi sono a carico del paziente....
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Tutto chiaro? Macché. L’applicazione del decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 gennaio 2016, ha gettato scompiglio nelle regioni e la Puglia non fa eccezioni. Il percorso della misura che ha cristallizzato le limitazioni a 203 prestazioni è stato tormentato sin dalle prime battute visto che da mesi e mesi i sindacati dei medici si sono messi di traverso con il ministero della Salute contestando metodo e merito del provvedimento. In Puglia siamo al mal di pancia anche perché l’incontro dei giorni scorsi a Bari, tra i sindacati dei medici: Fimmg, Smi, Snami, Intesa sindacale e Giovanna Labate (dirigente regionale del settore Programmazione Assistenza territoriale e Prevenzione) con Vito Bavaro (dirigente regionale dei Sistemi informativi), non ha portato alla sospensione dell’applicazione del decreto, ma alla promessa – da parte della Regione – di un intervento per spianare la strada ai medici sul fronte delle difficoltà operative.
Perciò, si va avanti anche se, a parere dei medici pugliesi, ci sono difficoltà oggettive visto che la ricetta dematerializzata non è ancora aggiornata con la nuova casistica. L’obiettivo, ovviamente, è sempre il risparmio sulla spesa sanitaria tenuto conto che la diagnostica e le prestazioni specialistiche sono quelle che pesano sui conti delle Asl. Del surplus di prescrizioni si discute da anni, frutto – tra le altre – della medicina difensiva, ma la stretta non piace perché, tra le altre, è troppo repentina e costringerà i medici a spiegare ai loro assistiti che le regole sono ferree e non ammettono deroghe di sorta.
Trenta cure odontoiatriche erogate dalle Asl potranno essere prescritte per i bambini al di sotto dei 14 anni e nei casi di vulnerabilità sociale e o sanitaria. In pratica sono considerati i limiti di reddito al di sopra del quale le cure odontoiatriche sono a pagamento e, per l’aspetto sanitario, le patologie che danno diritto all’accesso alle cure. Anche per Tac e Risonanze, dieci voci, si stringe il campo dei casi in cui si può accedere all’esame prescritto su ricetta rossa o dematerializzata e, quindi, a carico delle Asl, con la precisazione della distanza di tempo che deve intercorrere dal primo esame.
Ben 87 le voci relative agli esami di laboratorio e tra queste anche gli esami “nazional popolari” come: trigliceridi, ferro, creatinina, colesterolo. Per la Genetica sono prese in esame 53 voci compresa la crioconservazione in azoto liquido di colture cellulari. Limitazione anche per i quattro test della dermatologia allergologica, i sei esami della medicina nucleare, le due prestazioni della terapia fisica, le due della prevenzione odontoiatrica primaria e le protesi. Nel secondo allegato del decreto sono elencate le oltre 450 patologie che danno diritto all’esame genetico e le 33 che danno diritto al test citogenetico sul feto o sul neonato. Quindi? I medici dovranno avere accanto questo lungo elenco e consultarlo come fosse un testo “amato”.
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Quotidiano Di Puglia