Centoventimila pugliesi vivono in aree esposte a possibili alluvioni, 8mila quelli che abitano in zone a forte pericolo di frane. Nonostante le cifre allarmanti, solamente un...
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Eppure, secondo Legambiente Puglia, solo il 38 per cento dei Comuni svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico. Molte sono ancora le amministrazioni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio, ma solamente un terzo quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e ridurre i pericoli a cui sono esposti i cittadini.
La ex giunta regionale guidata da Nichi Vendola ha provato ad invertire la rotta. Come? attraverso gli investimenti, ovvero programmando 624 opere per una spesa di circa un miliardo di euro: di queste quelle avviate sino al 2015 sono state 413 (costo 578 milioni), quelle concluse 280. Nella nuova programmazione per il piano nazionale 2015-2020, le richieste della Regione ammontano complessivamente a 1,6 miliardi, sono 438 opere individuate pari al 7.5% dell’intera pianificazione nazionale contro frane e alluvioni. Da agosto 2014 sino a fine 2015 sono stati aperti 58 nuovi cantieri che si sono aggiunti ai 21 già avviati nei primi sei mesi del 2014, per un valore complessivo di 178 milioni di euro. Nell’ambito dello sviluppo delle infrastrutture idriche la Puglia risulta essere quella con la migliore performance nell’attuazione degli interventi previsti dalla delibera Cipe 60/2012. Il Tacco d’Italia è il terzo territorio dopo Lombardia e Toscana per opere avviate con 148 euro per abitante rispetto ad una media nazionale di 109 euro investiti in sicurezza del territorio e dei cittadini. Ed è stata anche tra le prime a dotarsi di un piano paesaggistico approvato sulla base del Codice dei beni culturali, che impedisce che nelle aree esposte al rischio di frana o allagamento si possa costruire. Con l’approvazione del piano sono stati individuati di una serie di vincoli di tutela che si sono aggiunti, rafforzandoli, a quelli già esistenti e previsti dalla normativa ambientale nazionale e regionale.
Spiega Gianni Cantele, presidente Coldiretti Puglia: «La terra frana a causa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio. Fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate fa emergere la necessità di considerare i loro effetti per pianificare e programmare le politiche territoriali nei prossimi anni. Proprio per garantire la sicurezza idraulica, la manutenzione del territorio, il deflusso idraulico, la conservazione e la difesa del suolo è stato valorizzato, in quasi tutte le regioni italiane, il ruolo dei consorzi di bonifica». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia