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Questa mattina il telefono ha squillato troppo presto. E quando succede, per un giornalista, non sono mai buone notizie. Renato Moro ci ha lasciati. Ma se fosse qui, e ancora sembra che lo sia in questo tempo congelato dal dolore, si incazzerebbe perché siamo qui a piangere e potremmo invece scrivere meglio, prima e di più di quello che ci sembrava impossibile, anche solo un attimo fa. «Ce l'abbiamo la notizia del giorno?», sembra di sentirlo. E poco importa che le lacrime annebbino la vista e si faccia fatica persino a mettere a fuoco lo schermo del computer. Prima la notizia, prima il mestiere, prima Quotidiano. Poi, tutto il resto. Lui era così. Un tutt'uno con la testata che ha fatto crescere, cambiare, che dal 1988 – quando è stato assunto - ha accudito e portato avanti come fosse un figlio, con la stessa cura, la stessa pazienza che ha sempre dedicato alla sua famiglia, ai suoi amori, ai suoi genitori – che se ne sono andati pochi mesi fa – ai figli Eugenio, Ludovica e Carlo, e a sua moglie, Anna Rita Invidia, che è nostra vice caposervizio.
Con Renato siamo tutti cresciuti.
Davanti ai più piccoli, però, Renato si scioglieva come neve al sole. Erano loro a provocargli le più fragorose risate, le più profonde e sincere. Loro a restituirgli l'incanto, ad alleggerirgli le spalle di una vita anche segnata dal dolore per la perdita, precoce, del fratello Carlo. Bastava varcare la soglia del giornale per mano a un bambino e Renato era capace di trasformare la redazione in un parco giochi, distribuendo merendine, tirando qualche calcio al pallone che – chissà perché – si trovava in una stanza, poi in un'altra, come a ricordarci che quello spirito entusiasta, la gioia semplice di inseguire una palla, non avremmo mai dovuto perderla facendo il mestiere più bello del mondo. La conserveremo, Renato, ma da oggi sarà tanto più difficile anche solo pensare alla redazione senza di te, che ti sei portato via un pezzo di Quotidiano e del nostro cuore.
Comunque, stai pure tranquillo: la notizia che mai avremmo voluto scrivere, l'abbiamo pubblicata. Ciao Rena, ci mancherai. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia