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La legge sul fine vita arriverà in Consiglio probabilmente prima delle ferie, magari già durante la prossima settimana. La Puglia potrebbe essere la prima Regione in Italia a legiferare sul tema. E la Corte Costituzionale non spaventa chi il disegno di legge lo ha proposto, Fabiano Amati: «C’è una sentenza della Corte che va in questa direzione». In Commissione Sanità, dove la proposta è stata approvata lunedì, avevano votato contro due consiglieri del Pd (lo stesso partito di Amati, piuttosto stizzito), Fratelli d’Italia e si erano astenuti i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Per l’assise, però, il fine vita diventa una priorità, tanto da voler accelerare i tempi. Le modalità, nella sostanza, del fine vita? Lo deciderà uno staff medico. «Le strutture sanitarie pubbliche della Regione Puglia assicurano l’assistenza per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico, la cui condizione clinica è compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita ai sensi dell’articolo 32, comma 2, della Costituzione», si legge nell’articolo 1 della proposta.
I requisiti per il fine vita
«L’assistenza sanitaria è assicurata a persone in possesso dei seguenti e contestuali requisiti: siano capaci di assumere decisioni libere, consapevoli e abbiano espresso autonomamente e liberamente la volontà di accedere alle prestazioni e ai trattamenti, con le modalità e gli strumenti più consoni alle condizioni cliniche; siano affette da patologie irreversibili; siano tenute in vita con trattamenti di sostegno vitale; si trovino in condizione di sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili». Vi è chiaramente la possibilità, per i medici, di dichiararsi obiettori e in caso di difficoltà spetterà alle direzioni sanitarie prendere provvedimenti «senza indugi». Il percorso, specifica la proposta, è gratuito.
Ma ieri, fuori dal recinto della politica regionale, una prima sollevazione è arrivata dal vescovi. «Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione.
La replica di Amati
La replica di Amati arriva con una battuta - ma neppure troppo - sulla nota: «Ma io sono d’accordo con loro. Mi chiedono di occuparmi anche di altro? È giusto e infatti lo farò, ma intanto abbiamo questa proposta di legge sul tavolo e andremo avanti. Io sono cattolico, se i vescovi vogliono dirmi di diventare benaltruista, rispondo che Gesù era il primo a essere contrario. E cito un passo del Vangelo di Matteo: ”Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”».
Botta e risposta ma dai toni eleganti. Al di là della Conferenza Episcopale e del tam tam mediatico che inevitabilmente ci sarà sul tema, la proposta di legge per l’«assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali» (come recita il titolo della bozza che andrà in Consiglio) dovrà prima passare il test della massima assise regionale e poi quello - semmai - della Corte Costituzionale.
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Quotidiano Di Puglia