È tempo di processi in casa M5s, e non potrebbe essere altrimenti all'indomani di quella che lo stesso Alessandro Di Battista non ha esitato a definire «la...
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Una débâcle da oltre 103mila voti in meno, con un voto disgiunto che non c'è mai stato (i più ottimisti confidavano nella possibilità, per esempio, che gli elettori del centrosinistra puntassero su un candidato consigliere per poi scegliere Laricchia alla presidenza).
Nel 2015 i consiglieri eletti furono sette, oggi sono scesi a cinque, e tutti uscenti. Un segnale di continuità, dice chi si sforza di trovare un elemento positivo in questa tempesta. No, è la spia di un Movimento che pur essendo nato da poco sta facendo fatica a rinnovarsi, è invece il punto di vista di chi vede nubi sul cielo pentastellato. Confermati al Consiglio regionale, Antonella Laricchia, che si era anche candidata nella provincia di Bari, Rosa Barone (Foggia), Grazia Di Bari (Bat), Marco Galante (Taranto), Cristian Casili (Lecce). La provincia di Brindisi non risponde all'appello: non sono bastati i 3.216 voti a Gianluca Bozzetti, uscente anche lui.
Ma non ci sono solo i numeri: all'interno del Movimento è vivace il dibattito sulle strategie messe in atto. Non ha pagato il no ad un accordo con Emiliano, sulla falsariga dell'alleanza oggi alla base del governo Conte. Tra le più agguerrite sostenitrici della corsa in solitario c'era l'ex ministro per il Sud Barbara Lezzi, che proprio ieri replicando duramente a un giornalista che l'accusava di essere una nostalgica di Salvini, ha chiuso lasciando un punto interrogativo sul suo futuro e accentuando i timori di una spaccatura all'interno del Movimento: «Se dovessi decidere di lasciare il M5S, il mio posto sarà la mia casa, il mio lavoro da impiegata e non il gruppo misto o Paragone. Mai. Le dimissioni sarebbero contestuali dal M5S e dal Senato». Pochi minuti dopo lo scrutinio, Lezzi ha comunque invocato gli Stati generali «ben fatti e prima di arrivare al 5% o addirittura all'estinzione».
C'è anche chi pone un problema di leadership, ma sul tema Di Battista non ha usato giri di parole: «Potremmo mettere anche De Gaulle alle guida del M5S, non cambierebbe nulla».
La candidata presidente Antonella Laricchia, dal canto suo, è tornata ad analizzare la sconfitta: «Non abbiamo perso per il voto disgiunto, non abbiamo perso perché Mario Conca correva da solo, come prospettato legittimamente da alcuni (con i suoi 16.531 voti non avremmo certo vinto), non abbiamo perso perché è andata a votare meno gente di 5 anni fa (sono andati a votare 178.000 pugliesi in più rispetto al 2015), abbiamo perso perché tanti pugliesi hanno votato Emiliano, nonostante i suoi tagli alla sanità, i fondi europei persi, le indagini a suo carico e tanto altro ancora».
Ed è a questo punto che Laricchia si rivolge direttamente ai cittadini: «Abbiamo combattuto per 5 anni fianco a fianco tante battaglie, ma poi non ci avete scelto per governare la Puglia. Abbiamo fatto proposte, firmato esposti, preso denunce, affrontato processi, ci siamo tagliati lo stipendio come promesso (restituendolo ai cittadini attraverso alcuni progetti), ma poi non ci avete scelto per governare la Puglia. Abbiamo scritto un programma insieme, per mesi, confrontandoci con tutte le categorie, ma poi non ci avete scelto per governare la Puglia. Cosa non va? Volete il M5S solo come forza di opposizione? Come pungolo e controllo di chi governa? Diteci voi verso quale strada deve andare il Movimento 5 Stelle». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia