«Io ho 42 anni, sono separata e madre di tre figli. Ero stata assunta a tempo determinato 6 mesi fa. Il 31 marzo, però, il mio contratto è scaduto. E non ho...
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«Ho un figlio universitario, gli altri due frequentano le scuole superiori. Quindi, abbiamo, subiamo- dice - dei costi non indifferenti. Ci sono tasse, bollette e debiti, come per tutti, da pagare. E io sto consumando tutto quello che avevo messo da parte per riuscire a onorare gli impegni assunti. Ma tra poco non avrò più la possibilità di pagare, perché, al momento, non posso fare affidamento più su alcuna entrata. Ho urgente necessità di trovare delle soluzioni», ammette. Il momento peggiore, anche per lei, è corrisposto al giorno in cui, come a tutti i suoi colleghi, le è stato imposto di smettere di lavorare e di rifugiarsi in casa.
E, ancora oggi, quel momento non passa: «È una condizione realmente problematica ma per il semplice motivo che io certezze sul lavoro non ne ho. Mi ritrovo in un vortice», aggredita, come spiega, dalla sensazione di prendere schiaffi da tutte le parti. Perché nemmeno l’indennità di disoccupazione, nel frattempo - lo vuole ribadire -, arriva. «Spero solo che il mio datore di lavoro voglia riassumersi. Per ora, mi ha detto che un eventuale rientro potrebbe essere previsto a fine maggio. D’altra parte, l’azienda sta cambiano il modello organizzativo e, giustamente, è necessario del tempo per pianificare ogni nuovo step. Mi auguro davvero di poter rientrare, ho voglia e bisogno di lavorare», altrimenti giorno e notte continueranno a confondersi in una costante veglia. Che, pur angosciante, non riesce ancora a inibire l’esigenza di comunicare e chiedere risposte, anche a chi governa questo Paese: «Hanno detto tanto. E sono stati davvero incoraggianti. Ma, in sostanza - afferma questa donna -, oggi, io mi sento sola, perché non ho prospettiva di un lavoro e non ho ancora visto un euro di tutti gli aiuti che hanno promesso. Io sto consumando i miei risparmi. Tra poco non avrò più un euro e cosa dovrei fare, andare a bussare alla porta dei miei genitori? E i miei figli? Io - insiste Paola - mi rivolgo alle istituzioni: dateci una mano e non lasciateci soli, perché non ce la facciamo più». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia