La provincia di Foggia registra il più elevato gender gap (lo squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile) è una delle cinque province pugliesi con...
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La ricerca completa è stata presentata ieri a Milano nell’ultima giornata della nona edizione del Festival del Lavoro, organizzata dal Consiglio nazionale e dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Il report entra nel dettaglio dello squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile, quest’ultimo strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. La disponibilità e il costo dei servizi di cura per i bambini, che sono molto differenziati nelle due aree del Paese, rende poco conveniente lavorare in presenza di figli a carico, poiché il costo dei servizi sostitutivi può superare lo stipendio o ridurlo drasticamente. Il tasso d’occupazione femminile più elevato, come nel 2017, è nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,7%), mentre quello più basso si registra a Foggia dove lavorano meno di un quarto delle donne (23,4%).
La ricerca, nell’analizzare a fondo i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un’analisi molto dettagliata anche sul fenomeno dei giovani con un’età compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione (Neet). Nel 2017 erano 2,1 milioni (1,1 milioni donne e 1 milione di uomini), in calo di 25 mila unità (-1,1%) rispetto al 2016. La flessione maggiore si registra nelle regioni del Centro (- 3,4%), rispetto a quelle del Nord (-0,8%) e del Mezzogiorno (-0,7%). Il tasso di Neet diminuisce di soli 0,2 punti percentuali rispetto al 2016 (24,3%): il valore di questo indicatore nel Mezzogiorno (34,4%) è superiore di 14,7 punti percentuali rispetto a quello del Centro (19,7%) e di 17,7 punti rispetto a quello del Nord (16,7%). Anche la Puglia non brilla, evidentemente. Spiccano per braccia “conserte”: Foggia (39,1%), Barletta-Andria-Trani (35,4%), Brindisi (35,1%), Taranto (33,4%), Bari (30,7%), Lecce (29,6%).
La provincia con la quota più elevata di occupati è Bolzano (72,9%), mentre quella con il tasso di occupazione più basso è Reggio Calabria, dove lavorano solo 37,5 persone su 100. Solo 79esima Bari (49,3%), seguita a ruota da Brindisi (46,1%), Taranto (43,7%), Lecce (42,7%), Barletta-Andria-Trani (42,4%).
Il rapporto analizza, tra le altre cose, il mercato del lavoro attraverso un “indice sintetico di efficienza e di innovazione e stila una graduatoria anche delle province italiane in base al loro livello di competitività occupazionale, derivato da cinque indicatori che meglio rappresentano e spiegano la capacità del tessuto economico e sociale di produrre maggiore e migliore occupazione. Al primo posto si colloca Bologna, pur non primeggiando in nessuno dei 5 indicatori. Seguita da Trieste, Monza e Brianza, Milano che nella precedente rilevazione occupava la seconda posizione e la prima nel 2015 con la quota più alta di occupati che esercitano professioni altamente qualificate. In coda alla classifica troviamo Crotone. Nel gruppo delle province meno innovative e competitive sono presenti tre capoluoghi regionali: Palermo al 90°posto, Reggio di Calabria al 92° e Napoli al 96° posto, insieme a tutte le province calabresi e alla maggioranza di quelle siciliane.
Specchio fedele, anche di quest’ultimo termometro, la graduatoria finale, che rispetto allo scorso premia in Puglia soltanto le province di Bari (74esima, +7) e Barletta-Andria-Trani (98esima, +7). Scivolano verso il basso, invece, Brindisi (102esima, -12), Taranto (99esima, -6) e Foggia (105esima, -5). Mentre resta invariata la posizione della provincia di Lecce: 91esima. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia