OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Lavorare meno per vivere meglio e riappropriarsi della propria libertà e di spazi vitali in cui praticare la cultura del benessere psico-fisico. Ma anche per lavorare tutti e produrre di più. Può il XXI essere il tempo dei quattro giorni e delle trentadue ore di lavoro a settimana? La riflessione è affrontata nel libro di Fausto Durante dal titolo “Lavorare meno, vivere meglio” che prova a dare una risposta: la riduzione dell’orario lavorativo è descritta come opportunità di sviluppo sociale ed economico. Il superlavoro, spiega Durante nel suo libro, interessa 500 milioni di lavoratori nel mondo, ossia il 15 per cento della forza lavoro mondiale; mentre sono attribuibili allo stress causato dal superlavoro circa 750mila decessi per ictus e infarto nel 2016 (dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro).
LA RIFLESSIONE
Ed in effetti in alcuni paesi nord europei, ma anche in Giappone, la settimana corta è già una realtà sperimentata i cui benefici sul tessuto economico e sociale, nei livelli occupazionali e nella produttività sono accertati e riconosciuti. In altri, come la Spagna, la questione è approdata in un summit internazionale. Il tema è tornato quindi, dopo anni di silenzio, prepotentemente al centro del dibattito pubblico: un meccanismo innescato in particolare con la pandemia che ha messo in evidenza questa l’esigenza di conciliare l’attività lavorativa con i tempi della propria libertà e vita privata e ribaltato le priorità.
IL SINDACATO
Sulla stessa linea Valentina Fragassi, segretaria Cgil Salento. «La riduzione dell’orario di lavoro – commenta - è una tendenza di lungo periodo in tutti i sistemi industriali. Ed è una misura che nei decenni ha permesso di migliorare le condizioni di lavoro e la sua qualità, aumentando tra l’altro la produttività. Questa tendenza del sistema industriale non è più assecondata dai governi. Almeno non da quello italiano. Lo stesso legame tra crescita e progresso si è spezzato: oggi la tendenza è quella di accontentare la classe imprenditoriale, riducendo il costo del lavoro, come se fosse questo l’unico problema dell’economia nazionale. Altrove il tema della riduzione dell’orario è di attualità. Questo strumento inoltre potrebbe essere una risposta alla disoccupazione soprattutto nei settori in cui l’automazione è meno pressante». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia