Lauree, boom di donne, ma a trovare lavoro sono gli uomini: i dati Almalaurea

Lauree, boom di donne, ma a trovare lavoro sono gli uomini: i dati Almalaurea
Il lavoro è affare per uomini, la laurea è una questione prevalentemente per donne. Il quadro sessista viene fuori incrociando i dati sul numero dei laureati nel...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Il lavoro è affare per uomini, la laurea è una questione prevalentemente per donne. Il quadro sessista viene fuori incrociando i dati sul numero dei laureati nel 2021 in Puglia (fonte: Almalaurea) con quelli forniti dalla Cgil sulla situazione occupazionale. E se i nuovi assunti nell’ultimo anno sono per il 60% uomini, le donne stravincono la “partita” dell’università (9.161 laureate contro i 5.761 di genere maschile). Ergo: le donne si laureano prima e in numero maggiore, ma poi lavorano meno. Il report sugli studenti che hanno finito gli studi nel 2021 lancia però anche altri input. 

Il divario territoriale


Il divario sociale tra Nord e Sud, ad esempio. «Le migrazioni - si legge nel documento divulgato da Almalaurea - sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro–Nord. Il 28,0% dei giovani del Mezzogiorno decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord (16,1% al Nord e 11,9% al Centro). Pertanto, per motivi di studio, il Mezzogiorno perde, al netto dei pochissimi laureati del CentroNord che scelgono un ateneo meridionale, oltre un quarto dei diplomati del proprio territorio». 
E ancora, il divario sociale nello stesso territorio. Tre laureati su quattro hanno un diploma in un liceo, e il quarto solitamente in un istituto tecnico. Solo il 4% di coloro che conseguono il titolo finale hanno studiato in un professionale. Importante anche il numero (attorno al 30% anche in Puglia) dei laureati con un genitore che ha frequentato e concluso l’esperienza universitaria. 

I dati sul lavoro


Ma i ragazzi, poi, lavorano? Il trend di immissione nel mondo del lavoro è in crescita a livello nazionale, ma non regionale, con stipendi per altro nettamente più bassi. Ad appena un anno dalla fine della magistrale risultano occupati in Puglia il 68,6% dei laureati (media nazionale al 74,5%) e il 66,6% tra questi ha iniziato a lavorare solo dopo la fine degli studi; a un anno da una triennale lavora il 73,7% del campione (media nazionale al 74,5%). A cinque anni dalla laurea, invece, lavorano in otto su dieci. La nostra regione cresce rispetto al passato, ma resta comunque il divario con il Centro-Nord. E poi: quanto guadagna in media un laureato in un’università pugliese? A un anno di distanza dalla laurea magistrale 1.291 euro, a cinque anni di distanza lo stipendio base arriva a 1.554 euro, numeri comunque al di sotto della media nazionale (1.407 e 1.635 euro). E in tre su quattro trovano occupazione con maggiore facilità nel settore privato, com’è facile immaginare. Il 70% degli intervistati pugliesi, per altro, ritiene che la laurea sia stata “efficace o molto efficace” ai fini della propria professione (il 66% a livello nazionale). 
A conti fatti: studiare serve. È quanto emerge dal report Almalaurea, che però tende a sottolineare comunque alcune criticità, per le quali si lavora a una risoluzione se non definitiva quanto meno decisa: il rialzo della retribuzione mensile netta e della percentuale di occupati lancia inevitabilmente un segnale di speranza ma in un contesto depresso e squilibrato.

La soddisfazione per il percorso di studi


Un altro dato d’analisi incoraggiante riguarda la soddisfazione dei ragazzi per il percorso svolto: 7 laureati su 10 ripeterebbero l’esperienza in toto, cioè confermando sia il corso che l’ateneo scelto. E in 9 su 10 si dicono soddisfatti di quanto hanno vissuto in uno dei cinque atenei pugliesi (tra Unisalento, Uniba, Poliba, la Lum di Casamassima e l’Università di Foggia). Buono il rapporto con i docenti per l’87% del campione (con punte di oltre il 90% per l’università leccese) ed emerge un quadro di speranza anche per il 69,9% dei ragazzi che ha promosso le strutture del proprio ateneo, dalle aule per le lezioni alle biblioteche e i laboratori. Un capitolo a parte meriterebbero le residenze per i fuorisede, ma non erano incluse nello studio effettuato. In sintesi: studiare conviene per trovare lavoro e tutto sommato, qui, non si studia male. La premessa, però, è un’altra ed è il neo della ricerca: com’è possibile che le donne riescano a laurearsi prima, con voti più alti e in numero maggiore ma poi nell’inserimento in ambito lavorativo sono in numero inferiore? Evidentemente una stortura c’è, ed altrettanto evidentemente non parte dal sistema universitario. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia