L'intervista/Zaia«Il Paese non sarà disgregato. Sarei favorevole alla norma anche se governassi al Sud»

L'intervista/Zaia«Il Paese non sarà disgregato. Sarei favorevole alla norma anche se governassi al Sud»
Cresciuto a pane e politica nella provincia trevigiana, il presidente leghista della Regione Veneto Luca Zaia è, da sempre, fra i più convinti sostenitori...

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Cresciuto a pane e politica nella provincia trevigiana, il presidente leghista della Regione Veneto Luca Zaia è, da sempre, fra i più convinti sostenitori dell’autonomia differenziata. «In 25 anni – ricorda – abbiamo tentato tre volte il referendum e, l’ultima, siamo riusciti a portarlo a casa. Il nostro percorso non è certo iniziato nel 2017». Le radici autonomiste dei veneti sono molto più datate della firma del primo accordo fra Regione e Governo, all’epoca retto dal dem Paolo Gentiloni.


Presidente Zaia, il ministro Calderoli ha garantito che la legge sull’autonomia andrà in Consiglio dei Ministri entro la fine della prossima settimana. È soddisfatto? 
«Assolutamente sì. Il dato che va evidenziato è che questo Governo, a differenza degli altri, ha introdotto in manovra una norma per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni - l’articolo 143 bis -, il ministro Calderoli ha depositato la legge di attuazione dell’autonomia e Palazzo Chigi se ne occuperà. Un segno di efficienza e coerenza, ma anche di rispetto nei confronti dei cittadini». 


Di rispetto degli elettori leghisti, perché fra i cittadini del Mezzogiorno tira un’altra aria presidente. L’autonomia al Sud non piace: si rischia di approfondire divari già profondi.
«E qui devo fare due considerazioni. L’autonomia non è un’invenzione dell’ufficio studi della Lega, ma è prevista nella Costituzione. Se si difende la Carta costituzionale lo si fa nella sua interezza, non soltanto nella parte che ci fa comodo. Ma – il dubbio sorge spontaneo – forse qualcuno non sapeva che nella Costituzione è previsto il federalismo. Dire che l’autonomia disgrega il Paese è alimentare una leggenda metropolitana. Se ci sono regioni che hanno i rifiuti per strada, se i cittadini sono costretti ad andare fuori regione per curarsi non è certo per colpa dell’autonomia. Si paga lo scotto di un modello centralista e assistenzialista che non ha funzionato e non mi riferisco agli attuali governatori, miei colleghi, ma alla lunga malagestio del passato. Se fossi un governatore del Sud chiederei l’autonomia». 
La chiederebbe anche qualora non fosse chiaro come saranno finanziati i Livelli essenziali delle prestazioni? Una delle critiche sollevate nel Mezzogiorno è che senza i Lep e adeguate risorse per finanziarli, si rischia di cristallizzare nettamente i divari attuali. Chi ha poco avrà ancora meno e chi ha di più, avrà di più. 
«Spieghiamo l’autonomia in maniera banale: una delle 23 competenze previste dalla legge viene trasferita da Roma alla Puglia, che la gestisce. E Roma darà alla Puglia i soldi necessari, utilizzati fino a quel momento per amministrare quella specifica materia. Dunque la riforma è a saldo zero. E non è responsabilità del Nord se i Lep, fino a oggi, non sono stati calcolati. Concordo sul fatto che i Lep siano la conditio sine qua non per fare l’autonomia. Ma una volta fatti, poi si applicano. Lo dico perché ho l’impressione che qualcuno non abbia capito cosa sono». 


Ce lo dica lei, allora.
«Davanti alla famiglia riunita, uno dei componenti chiede di verificare che tutti ricevano la stessa quantità di cibo. Allora il capofamiglia avvia gli opportuni controlli. Magari viene fuori che qualcuno mangiava caviale e altri solo un toast. Potrebbe venire fuori che il Veneto ha da dare su una prestazione e da ricevere su un’altra. Per questo dico, i Lep vanno applicati, è una battaglia di civiltà e nessuno deve considerarli un esercizio per perdere tempo. Sa com’è, questo è il Paese del vedremo, faremo, penseremo». 
La Corte dei Conti, nella sua ultima relazione al Parlamento, ha messo nero su bianco i gap esistenti fra i sistemi sanitari regionali del Nord e del Sud del Paese. La Puglia, sulla scorta dei criteri attuali di riparto del Fondo sanitario nazionale, perde 250 milioni di euro all’anno. Cosa ne pensa? Comunque il sistema centralista che ha citato, fino a oggi, vi ha “favoriti”: lo dicono i dati.
«Non ho letto la relazione, ma questi conti sono fatti con la calcolatrice, senza considerare che, per esempio, nel Nord del Paese l’età media della popolazione è più alta rispetto al Sud. In Veneto abbiamo 30mila anziani nelle case di riposo e un tasso di denatalità crescente. Se non si arricchisce il quadro dei dati necessari a interpretarlo, la valutazione finale è grossolana. Il tema della deprivazione e dell’età media pesano non poco nel riparto del Fondo sanitario nazionale, come anche l’inquinamento».
Proiettiamoci nel futuro. Al Veneto la competenza sulla scuola. Il Governo centrale decide di tagliare i fondi per l’istruzione per fronteggiare una emergenza. Cosa farebbe a quel punto la sua Regione? È uno degli scenari possibili.
«No, è una fantasia. Le materie trasferibili sono 23 e la Costituzione prevede l’autonomia anche sulla scuola. Ci sono regioni dove la vera sfida è insegnare tre o quattro lingue e altre dove è, invece, la dispersione scolastica».
La Puglia è una di queste: uno dei livelli di dispersione scolastica più alti d’Italia.
«Io non l’ho detto. Il ragionamento è: anche sulla scuola, l’abito deve essere sartoriale, cucito addosso alle esigenze da affrontare. Dove il problema è la dispersione ci si deve concentrare su quello, dove è il bilinguismo investire sul bilinguismo. Nessuno dice queste cose. In Veneto non c’è dispersione scolastica, ma qui se non sei poliglotta non lavori più. Non si può rinunciare a vincere ciascuno la sua sfida perché, a livello nazionale, vanno previste compensazioni e mediazioni fra necessità anche opposte». 
Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno dubbi sull’autonomia. È preoccupato di un possibile annacquamento della riforma?


«Come diceva Rousseau, il popolo ci ha delegati a rappresentarlo. Se fallissimo, ci toglierebbe la fiducia accordata. E l’autonomia o la si fa per scelta o la faremo per necessità. Cito Giorgio Napolitano, già capo dello Stato con profonde radici comuniste. Quando gli chiesero cosa fosse l’autonomia rispose: “Una vera assunzione di responsabilità”. Il Sud ha un solo sistema per assumersi le sue responsabilità: l’autonomia».
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Quotidiano Di Puglia