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Se il tratto manduriano della Bradanico-Salentina è stato fagocitato dalla vegetazione, quello che attraversa la periferia di Sava, abbandonato da più di trent’anni, è la patria dei rifiuti. Scarti dell’edilizia, sfalci vegetali, pericolosissime lastre di Eternit e cemento: una discarica a cielo aperto lunga circa 5 chilometri, priva di controllo e di facile accesso che incoraggia e alimenta l’abbandono selvaggio e gratuito di materiale che andrebbe conferito altrove a costi che qui si risparmiano.
È la desolante visione di chi percorre oggi l’eterna incompiuta che avrebbe dovuto collegare Taranto e Lecce con il territorio occidentale ionico e la Basilicata. Una lingua di catrame eroso dagli elementi atmosferici che attraversa le campagne sfiorando casolari abbandonati, entrando quasi nei cortili di tante abitazioni e tagliando in due vasti poderi coltivati. Con viadotti pericolosissimi privi di parapetto e la base deteriorata da rifare. Ma soprattutto tantissimi rifiuti, una bomba ecologica che per disinnescarla e bonificarla servirà un capitolo di spesa extra per le aziende che si aggiudicheranno l’appalto del cantiere che, si spera, dovrebbe aprirsi a breve.
Anche di questo si discuterà il 29 gennaio nella conferenza di servizi, convocata dall’Anas con tutti i sindaci dei comuni interessati delle province di Taranto e Lecce. A Sava sono tante le speranze di dare finalmente vita all’opera strategica, più di qualsiasi altra parte e per diverse ragioni.
Il sindaco
Ne è consapevole il sindaco, Gaetano Pichierri: «Oggi la Taranto-Lecce – dice - attraversa l’intero territorio savese comportando, soprattutto negli orari di punta, una congestione del traffico che interessa anche il centro storico, con innumerevoli difficoltà per i cittadini e per i pendolari. Il compimento dell’opera garantirebbe a questo versante della regione innumerevoli vantaggi in termini di viabilità, di natura economica e di riduzione dell’inquinamento, gli stessi benefici di cui usufruirebbe la città di Sava».
Salvatore Toma, imprenditore e presidente dell’Associazione Industriali della provincia di Taranto, guarda con interesse al progetto pensando ai benefici che porterebbe al trasporto merci: «La Bradanico-Salentina diventa fondamentale per il trasporto su gomma anche alla luce dell’istituzione della Zes ionica», ricorda l’industriale che a Sava ha lasciato le sue aziende di produzione manifatturiera, pensando ai vantaggi che la Zes ionica porterà alle imprese già operative o di nuovo insediamento con le agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative previste dai piani di sostegno finanziabili anche dal Pnrr.
Di facilitazioni nei trasporti e benefici ambientali parla anche l’onorevole Dario Iaia, anche lui savese. Il deputato sta seguendo da vicino le ultime decisive fasi del rifinanziamento dell’opera e della ripresa dei lavori. «I vantaggi per Sava ricadrebbero soprattutto sulla decongestione del traffico pesante e al contempo – dice Iaia, già sindaco di Sava - vi sarebbero collegamenti più veloci e più efficienti che favorirebbero gli spostamenti dei cittadini e dei turisti, potenziando anche il trasporto delle merci in una area fortemente vocata alla produzione ed al commercio del vino Primitivo». A perorare la causa è anche l’architetto e urbanista savese Massimiliano Saracino, che giudica l’opera dal punto di vista tecnico: «Limitare il flusso di auto e mezzi pesanti all’interno di una città – dice - è fondamentale per una politica di governo del territorio che vada verso il sostegno e la promozione della mobilità sostenibile e della “cura” dello spazio pubblico, per sottrarre quante più aree possibili alle auto e riconsegnarle ai pedoni, ai ciclisti e alla socialità».
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