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Ancora una volta in discussione c'è la prescrizione. E ancora una volta si profila un braccio di ferro sull'ennesima riforma, sottoscritta da Nordio e voluta da Forza Italia con il sostegno di Azione. È il quarto cambio in sei anni che riguarda il termine di estinzione dei processi a partire dal momento in cui è stato compiuto il presunto reato. Sono ora 26 i presidenti di Corte d'Appello che hanno fatto suonare il campanello d'allarme con due lettere inviate al ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Il sistema in tilt
L’analisi è precisa e senza mezzi termini: si parla della carenza di organico tra i funzionari e delle enormi difficoltà che si incontreranno a breve, dovessero entrare in vigore le nuove previsioni. Si invoca quindi una norma transitoria. Più nel dettaglio, una missiva riporta il grido di allarme sul deficit di personale e annuncia il pericolo che non si riescano a centrare gli obiettivi del Pnrr per i quali sono stati previsti rinforzi a tempo determinato, con l'innesto dei funzionari dell'Ufficio del processo che già oggi, è specificato, vengono spesso dirottati su attività di cancelleria quando dovrebbero sostenere i magistrati nelle udienze e anche nella redazione dei provvedimenti. Nell’altra il tema è la riforma della prescrizione e il rischio di collasso, nel caso in cui le Corti dovessero ritrovarsi a rimettere mano a centinaia di processi.
Le lettere al Ministro
Come si diceva, a firmare le due note indirizzate a Nordio sono stati 26 capi degli uffici di Corte d'Appello, tra cui figurano anche i presidenti di Bari (Franco Cassano) e Lecce (Daniela Cavuoto), che parlano di «esperienze devastanti soprattutto per la gestione dei ruoli gravosi delle Corti d'Appello, che sono uffici già sofferenti per pesanti e mai risolte carenze di organico del personale amministrativo, uffici notoriamente considerati i colli della bottiglia della sorte dei singoli procedimenti».
Il caso personale
Nell’altra nota, invece, si affronta il tema delle carenze di personale, ed è più recente rispetto all’altra che risale al 22 novembre: «Ci vediamo costretti a segnalare - si legge - la grave scopertura dell’organico del personale giudiziario in atto esistente, che non solo è di grave ostacolo al raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, ma a breve non consentirà il regolare funzionamento degli uffici giudiziari. Siamo arrivati a una scopertura del 30 per cento con punte che superano il 50 per cento per alcuni profili che si stanno progressivamente rarefacendo». Si fa notare che gli uffici sopravvivono grazie ai funzionari addetti all’Ufficio del processo, assunti a tempo determinato proprio in chiave Pnrr.
«Ma vi è un continuo stillicidio di abbandoni - è riportato - determinato dalla partecipazione a concorsi per posti a tempo indeterminato più appetibili». La chiosa: «In queste condizioni non è possibile assicurare un funzionamento decoroso degli uffici, né alcuna programmazione, dovendoci confrontare con continue defezioni e con l’assenza di alcuna prospettiva di sostituzione del personale mancante».
Problemi reali, posti al Guardasigilli in un momento in cui la Giustizia è al centro del dibattito per varie ragioni. Dai decreti attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario su pagelle e fuori ruolo, alla annunciata introduzione della separazione delle carriere. Con un cenno, più concreto che mai, alla prescrizione: la durata massima dei processi, in rapporto al tipo di reato contestato e alla pena prevista. Anche qui, sono in cantiere modifiche “imminenti”. Tanto quanto “imminente” è il pericolo di debacle denunciato dai presidenti di Corte d’Appello in un’unica voce.
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Quotidiano Di Puglia