Fitto, poteri ancora più ampi: regia “centralizzata” sul Pnrr tra sfide, opportunità e rischi

Fitto, poteri ancora più ampi: regia “centralizzata” sul Pnrr tra sfide, opportunità e rischi
“Pieni poteri” no, perché pesi e contrappesi ci sono sempre e perché la dicitura non è delle più opportune o fortunate. Ma “ampi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

“Pieni poteri” no, perché pesi e contrappesi ci sono sempre e perché la dicitura non è delle più opportune o fortunate. Ma “ampi poteri” sì, e il decreto non lascia spazio a molti equivoci: Raffaele Fitto, il ministro-cassaforte già di per sé centrale negli equilibri di governo, diventa ora l’hardware e il software di Palazzo Chigi e dintorni, perlomeno sullo scivoloso terreno della sfida più impegnativa e di lungo respiro: i target del Pnrr «per rispettare la scadenza del 2026», l’accelerazione e la semplificazione della spesa, la razionalizzazione della governance e il coordinamento con i fondi europei di coesione territoriale. Opportunità e rischio, perché ostacoli e trappole non mancano. In ogni caso è roba da pazienti e meticolosi maratoneti della politica e delle istituzioni, e il ministro salentino ha il physique du rôle: non è stato scelto per caso da Giorgia Meloni, del resto. E ruolo nevralgico e rapporto fiduciario con la premier, così come il decreto approvato l’altroieri dal Consiglio dei ministri, sono stati a lenta e progressiva lievitazione.

La nuova struttura sostituisce (anche) l'Agenzia della coesione


Il decreto Pnrr è stato messo a punto in questi mesi proprio da Fitto: istituisce una nuova Struttura di missione alla Presidenza del Consiglio, che assorbe funzioni prima sparpagliate altrove (viene pure soppressa l’Agenzia della coesione, inglobata nel Dipartimento politiche di coesione di Fitto), e nasce in sostanza un’unica cabina di regia articolata in quattro direzioni generali, dotata di poteri sostitutivi più pronunciati in caso d’inerzia delle Regioni. La Struttura farà capo, oltre che alla premier, proprio al ministro degli Affari europei, del Pnrr e della Coesione. In due parole: coordinamento e centralizzazione, perlomeno per quel che riguarda l’impostazione strategica, il monitoraggio e le periodiche relazioni diplomatiche con la Commissione europea. La struttura di missione sarà “corazzata” da ulteriori innesti di personale. Al ministero dell’Economia invece restano e si rafforzano controllo e rendicontazione dei flussi finanziari.

I tre fronti


Su Fitto s’addensano così ancora più poteri e responsabilità, un playmaker a 360 gradi. E il riassetto della governance di Pnrr e fondi europei ora apre almeno tre fronti, tutti delicati. Il primo è ritagliato proprio sulle sorti del ministro salentino: in questi primi mesi di governo ha lavorato a fari spenti e a testa bassa, completando il monitoraggio della spesa del Pnrr e dei fondi europei (e sul ciclo 2014-20 ha pure presentato una relazione) e abbozzando il nuovo disegno della governance, ora però la fase di rodaggio è terminata. E bisognerà giocare a carte scoperte, facendo veleggiare i programmi di spesa a ritmo sostenuto e intervenendo a gamba tesa e a muso duro lì dove necessario. Fitto adesso ha gli strumenti su misura, la macchina che immaginava e il doveroso grado di fiducia da Palazzo Chigi. Si fa sul serio, insomma. E spetta a lui. Quasi una scommessa “totale”, too big to fail, direbbero gli americani: troppo grande e strategica la sfida per poter fallire, ma occhio a intoppi e limiti strutturali.


Il secondo fronte è relazionale: s’inaugura l’aspra stagione dei confronti con le Regioni. Il monitoraggio sullo stato del ciclo europeo 2014-20 è un avvertimento: in quasi 100 pagine Fitto ha avviato quella che ritiene una specie di “operazione verità”, su 116 miliardi ne sono stati impegnati 67 e i pagamenti ammontano a soli 36 miliardi. «A parlare sono i dati, che ci vedono tra gli ultimi dal punto di vista dei risultati», ha scandito laconico. «Bisogna porre rimedi strutturali», ha aggiunto. Spiegando che la nuova governance va letta in parallelo con la relazione di monitoraggio: un nesso che sa di avvertimento e che dice molto delle motivazioni alla radice del decreto. Che per esempio, come anticipato, riduce a 15 giorni i tempi d’intervento dei poteri sostitutivi nell’iter di un progetto se Regione, Provincia o Comune frenano, potenzia le facoltà del commissario e abbatte a 30 giorni i termini delle decisioni in Conferenza dei servizi. In generale, un neo-centralismo che stride fortemente con quell’autonomia differenziata delle Regioni almeno a parole così sponsorizzata. Verrà, a breve, il tempo delle scintille con i governatori. 


Il terzo e ultimo fronte è il più complesso e cruciale: il filo diretto con Bruxelles. Già dai tempi dell’Europarlamento Fitto è l’ambasciatore che cuce la tela con i vertici comunitari, prezioso ponte europeo per Meloni. Pnrr, fondi di coesione e Repower Eu dovranno ora far parte di una strategia organica, da mettere a punto entro il 30 aprile: per quella data bisognerà presentare alla Commissione la revisione del Pnrr e il Repower Eu, dopo aver incassato margini di flessibilità, «un’opportunità che dobbiamo essere in grado di utilizzare con efficacia». In ballo ci sono molte cose, dai rapporti costruttivi con Bruxelles ai target del Pnrr di giugno, fino alla nuova fetta da 16 miliardi. Senza irritare i vertici Ue, e la prudenza invocata da Fitto sull’affaire balneari è un indizio eloquente. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia