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La III commissione consiliare pugliese ha approvato la proposta di legge regionale sul fine vita, e adesso il testo andrà in Consiglio per la discussione e votazione finale. L'approvazione non è avvenuta all'unanimità: hanno votato contro FdI e due consiglieri regionali del Pd, mentre il M5S si è astenuto.
La proposta di Amati
La proposta di legge, che porta la firma di Fabiano Amati (Pd), prevede l'assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali. «È un'iniziativa con valore rilevante - commenta Amati - perché copre l'inerzia del Parlamento, scuote dall'indifferenza nei confronti della sofferenza irrimediabile e indirizza tutte le regioni italiane verso questa soluzione. Spero che le altre regioni seguano l'esempio pugliese e mi attendo un immediato esame in Consiglio regionale, anche rinviando di qualche giorno le ferie. A parte l'astensione senza motivazione dei Cinquestelle, mi spiace solo il voto contrario di Fratelli d'Italia e di due colleghi del mio stesso partito. Spero che nelle prossime ore possano rimeditare, gli uni per dimostrare davvero l'ambizione di proporsi come partito di governo e gli altri per accordarsi meglio con un partito, il nostro, incentrato sul dovere di garantire diritti, senza avere la pretesa di regolare la libertà degli altri sulla base di ciò che essi deciderebbero per se stessi».
I sostenitori
Tra i sostenitori della proposta di legge, anche l'ex assessore alla Sanità e oggi consigliere regionale di Articolo Uno Pier Luigi Lopalco: «Ho espresso parere favorevole da cittadino e da medico - afferma - perché ritengo che, al netto delle differenti posizioni e sensibilità, che pure sono legittime e condivisibili, un argomento delicato come quello del fine vita meriti un sano e sereno dibattito in Consiglio regionale che è il luogo deputato alle decisioni finali.
I contrari
Decisamente contraria è invece Fratelli d'Italia, come conferma il capogruppo regionale FdI Ignazio Zullo: «Che il dibattito sul tema del fine vita sia da affrontare è un dato che non contesto, ma sdoganando il diritto alla morte con una legge regionale si va a sbattere contro un sicuro ricorso alla Corte Costituzionale perché la competenza non è delle Regioni ma dello Stato. Sono in gioco valori costituzionali quali la dignità della persona, l'uguaglianza tra persone, la libertà di autodeterminazione e diritto alla salute. In assenza di una legge cornice statale, la Regione non può permettersi di legiferare non avendone competenza».
«È una questione pregiudiziale che porremo con forza in Consiglio regionale», aggiunge Zullo. «Nel merito, da medico ho giurato con Ippocrate per la vita e mi batto perché il valore della vita sia assoluto e difeso all'estremo. La sofferenza non dobbiamo estirparla perché fa parte di noi ma dobbiamo alleviarla e dobbiamo chiederci se in Puglia sono efficienti i servizi di assistenza ai malati terminali e se siamo in grado di assicurare le cure palliative e la terapia del dolore. Io credo proprio di no. Se una Regione è incapace di sostenere la vita con i servizi sanitari e di integrazione socio-sanitaria, preferisce anteporre al sostegno, alla sofferenza e alla vita la soppressione della stessa, è pacifico che siamo in una Regione che non può dirsi progressista perché questo è regresso». «Spero che l'Aula - conclude Zullo - sia consapevole di essere di fronte ad un cavallo di Troia: sappiamo la porta che apre ma non immaginiamo il baratro valoriale in cui finiremo». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia