Il governo pensa anche ad intervenire per allentare il freno sul personale, tra le problematiche più urgenti sul fronte sanitario. Il tetto fissato all'1,4% in meno...
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Il dato da cui partire è il calcolo del fabbisogno. Il ministro della Salute Roberto Speranza sta attingendo a varie fonti: Regioni, Asl, centri studi indipendenti, parti sociali e sindacati di categoria. La sintesi sarà politica e imporrà delle scelte. L'orientamento è autorizzare concorsi a tempo indeterminato di personale da destinare all'adeguamento dei servizi d'emergenza-urgenza. terapia intensiva e subintensiva, riabilitazione, centri trapianti e di alta specialità, assistenza domiciliare. Per converso si pensa alla riduzione, in via permanente e strutturale, delle spese per il personale precario e per l'acquisizione di beni e servizi ma i sindacati confederali hanno posto il paletto della salvaguardia dei titolari di rapporti a tempo determinato. Speranza ha comunque rivendicato la necessità di reperire risorse per il personale. «Le risorse in sanità - ha detto - non vanno considerate banalmente come una spesa, ma come un investimento straordinario sulla salute e sul benessere delle persone».
In Puglia, secondo le stime, mancano 498 medici per Medicina generale/urgenza, 216 per Pediatria, 78 per Medicina interna, 93 per Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva, 97 infine per Chirurgia generale.
Intanto, prosegue il dibattito sul Superticket, che scomparirà: Speranza assicura che si batterà perché questo avvenga prima possibile. L'obiettivo del governo, spiega Speranza, è superare progressivamente il superticket «che aumenta le discriminazioni e le diseguaglianze tra i territori e nei territori». Il suo superamento «costa 550 milioni, ma visto che 60 sono già stati messi l'anno scorso, ci vogliono 490 milioni», per i quali vanno trovati «stanziamenti extra».
Non si sono fatte attendere le reazioni, a cominciare da quelle delle associazioni dei consumatori. «I superticket sanitari - dice il Codacons -, oltre a rappresentare un ingiusto costo a carico degli utenti della sanità, determinano pesanti disuguaglianze tra cittadini i quali, a parità di trattamento sanitario, subiscono aggravi di costi diversificati a seconda del luogo di residenza. Non solo. In alcuni casi i costi delle prestazioni, a causa di tale balzello, risultano più elevati nella sanità pubblica, spingendo gli utenti a rivolgersi a cliniche e strutture private». L'associazione dei consumatori appoggia la proposta «di eliminare l'odioso balzello introdotto dalla Legge Finanziaria del 2011». «Ad oggi è possibile parlare di vera e propria giungla per i superticket. La tassa da 10 euro su farmaci e prestazioni specialistiche vale tra i 500 e gli 800 milioni di euro annui, e non vi sono numero certi sul gettito garantito da tale balzello anche perché le amministrazioni regionali procedono in ordine sparso e cambiando spesso le carte in tavola», dice il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi.
Come ricorda il Codacons, «nella giungla che vige oggi, il superticket si paga integralmente in 9 regioni: Puglia, Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Lombardia. Non si paga invece in Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Valle D'Aosta e Piemonte. In tutte le altre è invece previsto in maniera proporzionale al valore della ricetta oppure proporzionalmente al reddito». «Tutto ciò crea disuguaglianze inaccettabili tra cittadini in base alla regione di residenza, e spinge gli utenti a rivolgersi alla sanità privata poiché alcune prestazioni, come esami del sangue o delle urine, a causa del Superticket da 10 euro risultano più costose se eseguite presso le strutture pubbliche», conclude il Codacons.
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Quotidiano Di Puglia