Questione di equilibri. Non solo regionali, ma anche - o innanzitutto - nazionali. Scorrono a fiumi i veleni nel centrodestra dopo la sconfitta alle regionali pugliesi, ed era...
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Verrà il tempo del faccia-a-faccia nel centrodestra? Non ora, perlomeno a Roma: non sono in vista al momento vertici della pace. A Bari invece, in Consiglio regionale, i 18 consiglieri di centrodestra dovranno prima o poi incrociarsi, lavorare insieme e in qualche modo provare a raccordarsi: sei eletti per FdI, quattro a testa per Lega e Forza Italia, tre per la civica del presidente La Puglia domani, a questi bisognerà aggiungere il seggio del candidato presidente (Fitto però, una volta proclamato, si dimetterà e al suo posto dovrebbe subentrare - calcoli dei quozienti alla mano - il tarantino Antonio Scalera, candidato con la civica).
Né è in agenda al momento un tavolo dei coordinatori regionali delle principali forze di centrodestra, per analizzare il voto, gettare le basi del quinquennio di opposizione e ricompattarsi in fretta in vista delle prossime sfide. Pesano ancora troppo gelo, ruggini, accuse e sospetti. Peraltro, il centrodestra è alle prese pure con lo spauracchio Coronavirus: positivi Fitto, la moglie e due suoi stretti collaboratori, sottoposti a tampone (e posti in isolamento) i contatti politici degli ultimi 14 giorni, a cominciare dai big pugliesi. In ogni caso, Fitto dovrebbe lasciare il pallino in mano ai coordinatori e ai consiglieri. I primi accordi dovranno essere trovati sui nomi dei quattro capigruppo e sulle postazioni destinate alle opposizioni in Consiglio (Commissioni, ufficio di presidenza dell'Assise).
Per restituire un'idea del clima pugliese, basti citare parte del lungo post Facebook con cui Fitto ha replicato a Salvini nei giorni scorsi: . «Mi chiedo come sarebbe finita, se rispetto a un anno fa la Lega, in Puglia, non avesse perso 16 punti percentuali: il doppio di quelli che sarebbero stati sufficienti per vincere. Tutti gli altri partiti della coalizione, invece, hanno tenuto molto bene o sono cresciuti», «e come sarebbe finita se il leader della Lega avesse citato il mio nome almeno una volta durante tutta la campagna elettorale? E se non avessi dovuto rispondere almeno una volta al giorno alla domanda perché Salvini non la cita e non la invita mai alle manifestazioni della Lega», «se i dirigenti leghisti non avessero per mesi indebolito la mia candidatura senza mai proporre una opzione migliore».
Resta da capire, anche, come cambieranno gli equilibri non solo nella coalizione regionale, ma anche negli stessi partiti pugliesi: le elezioni hanno riconfigurato qualche linea di demarcazione e portato sul palco nuovi protagonisti. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia