Non è una classifica per pugliesi. Assegnati nei giorni scorsi a Milano, nella sede della Fondazione Cariplo, i 50 posti della graduatoria The Winesider - Best Italian Wine...
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Vista tra l'altro l'importanza della classifica, elaborata dopo la degustazione alla cieca di oltre 350 etichette provenienti da ogni parte d'Italia, e una giuria internazionale da far tremare i polsi (e i bicchieri) formata da Kenichi Ohashi (unico Master of Wine del Giappone, Master Of Sake), Amaya Cervera giornalista fondatrice di spanishwinelover.com - Tim Atkin, Master of Wine inglese con oltre 25 anni di esperienza, la giornalista Usa Christy Canterbury, formatrice e Master of Wine. In giuria, ovviamente, anche Gardini, sommelier italiano già campione del mondo, e Grignaffini, giornalista ed enogastronomo, in buona compagnia dei suoi colleghi italiani Luciano Ferraro, Daniele Cernilli, Antonio Paolini, Pier Bergonzi e Marco Tonelli. Consesso arricchito per l'edizione 2018 del Biwa da due nuovi esperti: Lu Yang, primo Master Sommelier della Cina, e Othmar Kiem, fondatore del Gourmet Club Alto Adige. Insomma, poco da lamentarsi quanto a competenza degli esperti artefici della classifica, che dopo una selezione durata un anno e tre giornate di assaggi ininterrotti hanno premiato, oltre ai fantastici tre delle prime posizioni, l'Alto Adige - con tre vini tra i primi dieci: il Sauvignon Wine Collection 2015 della Cantina San Michele Appiano (al quarto posto), il Private Cuvée Huber 2016 di Pacher Hof (al nono) e il Troy Chardonnay Riserva 2015 di Cantina Tramin (al decimo posto della classifica Biwa) - e poi, come già detto, i vini piemontesi (ben 16), toscani (9), lombardi (5), altoatesini e siciliani (4), marchigiani (3), friulani, veneti ed emiliano-romagnoli (2), abruzzesi, sardi e campani (1). Il rammarico degli addetti ai lavori è grande: «Paghiamo purtroppo un prezzo che continueremo a pagare se rimarremo fermi a quello che si è fatto per il vino pugliese fino a qualche anno fa», avverte il senatore Dario Stefàno, appassionato enofilo e grande supporter del settore ai tempi del suo assessorato regionale all'Agricoltura e, di recente, con la sua legge sull'enoturismo, «perché scalare la vetta di queste classifiche prestigiose comporta investimenti non solo di natura aziendale, ma sistemica. Quello che abbiamo fatto fino a qualche anno fa non è più sufficiente: serve nuova energia, ed invece il sistema è fermo. Un fatto grave che le aziende denunciano da qualche tempo, quest'assenza di supporto istituzionale, e spero che questa classifica suoni l'allarme, perché la qualità dei nostri vini è un fatto acclarato, ma poi va promossa e raccontata con linguaggi e strumenti adeguati. Noi abbiamo smesso di farlo da almeno tre anni, e questi sono i risultati». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia