Biwa, al Nobel dei vini grande assente la Puglia

Biwa, al Nobel dei vini grande assente la Puglia
di Leda CESARI
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Domenica 23 Settembre 2018, 19:49
Non è una classifica per pugliesi. Assegnati nei giorni scorsi a Milano, nella sede della Fondazione Cariplo, i 50 posti della graduatoria The Winesider - Best Italian Wine Awards 2018, riconoscimento ideato da Luca Gardini e Andrea Grignaffini, e non c'è un vino prodotto nella cantina d'Italia la Puglia neppure a pagarlo oro. Imperversano i piemontesi, spopolano i toscani, fanno la loro figura anche Alto Adige, Sicilia e Marche, ma la Puglia no: totalmente assente in una classifica che premia, alla sua settima edizione, un mito al giro di boa delle sue cinquanta primavere il Super Tuscan Sassicaia nella versione 2015 assegnando poi la medaglia d'argento al Barbaresco Asili Vecchie Viti annata 2012 di Roagna e il trofeo di bronzo al Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2013 della cantina Casanova di Neri. Ma non eravamo una regione vitivinicola in irresistibile ascesa? Ma non erano i nostri vini Primitivo in testa gli astri nascenti del panorama enologico planetario, visti anche i riconoscimenti conquistati nei concorsi internazionali? Non sono molti i produttori pugliesi inclini a dire la loro sull'argomento: alcuni, come Gianfranco Fino papà del pluripremiato Es preferiscono trincerarsi dietro un comprensibile no comment.
Vista tra l'altro l'importanza della classifica, elaborata dopo la degustazione alla cieca di oltre 350 etichette provenienti da ogni parte d'Italia, e una giuria internazionale da far tremare i polsi (e i bicchieri) formata da Kenichi Ohashi (unico Master of Wine del Giappone, Master Of Sake), Amaya Cervera giornalista fondatrice di spanishwinelover.com - Tim Atkin, Master of Wine inglese con oltre 25 anni di esperienza, la giornalista Usa Christy Canterbury, formatrice e Master of Wine. In giuria, ovviamente, anche Gardini, sommelier italiano già campione del mondo, e Grignaffini, giornalista ed enogastronomo, in buona compagnia dei suoi colleghi italiani Luciano Ferraro, Daniele Cernilli, Antonio Paolini, Pier Bergonzi e Marco Tonelli. Consesso arricchito per l'edizione 2018 del Biwa da due nuovi esperti: Lu Yang, primo Master Sommelier della Cina, e Othmar Kiem, fondatore del Gourmet Club Alto Adige. Insomma, poco da lamentarsi quanto a competenza degli esperti artefici della classifica, che dopo una selezione durata un anno e tre giornate di assaggi ininterrotti hanno premiato, oltre ai fantastici tre delle prime posizioni, l'Alto Adige - con tre vini tra i primi dieci: il Sauvignon Wine Collection 2015 della Cantina San Michele Appiano (al quarto posto), il Private Cuvée Huber 2016 di Pacher Hof (al nono) e il Troy Chardonnay Riserva 2015 di Cantina Tramin (al decimo posto della classifica Biwa) - e poi, come già detto, i vini piemontesi (ben 16), toscani (9), lombardi (5), altoatesini e siciliani (4), marchigiani (3), friulani, veneti ed emiliano-romagnoli (2), abruzzesi, sardi e campani (1). Il rammarico degli addetti ai lavori è grande: «Paghiamo purtroppo un prezzo che continueremo a pagare se rimarremo fermi a quello che si è fatto per il vino pugliese fino a qualche anno fa», avverte il senatore Dario Stefàno, appassionato enofilo e grande supporter del settore ai tempi del suo assessorato regionale all'Agricoltura e, di recente, con la sua legge sull'enoturismo, «perché scalare la vetta di queste classifiche prestigiose comporta investimenti non solo di natura aziendale, ma sistemica. Quello che abbiamo fatto fino a qualche anno fa non è più sufficiente: serve nuova energia, ed invece il sistema è fermo. Un fatto grave che le aziende denunciano da qualche tempo, quest'assenza di supporto istituzionale, e spero che questa classifica suoni l'allarme, perché la qualità dei nostri vini è un fatto acclarato, ma poi va promossa e raccontata con linguaggi e strumenti adeguati. Noi abbiamo smesso di farlo da almeno tre anni, e questi sono i risultati».
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