La mossa è a tenaglia, per strozzare - politicamente parlando - il respiro a Raffaele Fitto e per ridurne gli spazi di manovra in Puglia. La “sua” Puglia, il fortino...
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Mosse e contromosse. L’atmosfera è talmente rovente che l’ottica si inverte in modo radicale: a chi in Puglia s’interroga sulla possibilità e opportunità che dirigenti o consiglieri regionali forzisti possano candidarsi abbinati a un simbolo diverso (quello di “Oltre”), dagli ambienti berlusconiani controbattono in modo caustico. Del tipo: «Liberissimi di farlo. Ma in realtà bisogna capire se i fittiani potranno candidarsi in Forza Italia...». È il termometro che racconta qual è il clima: pessimo. Il messaggio, del resto, è chiaro: tutti e 50 i candidati pugliesi al Consiglio regionale nelle liste forziste saranno passati al radiografo, uno per uno, da Vitali e da Berlusconi. Concetto peraltro ribadito dal (fu) cavaliere nella riunione della scorsa settimana con i gruppi parlamentari. E Berlusconi setaccerà anche l’elenco dei consiglieri regionali uscenti: nulla è scontato. E tutti tremano, ancor più perché quasi sempre legati a doppio o triplo filo a Fitto. «Gli uscenti - spiegano i berlusconiani - potranno autonomamente decidere di candidarsi con la lista di Fitto, oppure se chiedono di stare in Forza Italia saranno fatte le dovute valutazioni».
La guida a Vitali. Intanto per la nomina di Vitali manca solo l’ufficialità: francavillese, più volte parlamentare ed ex sottosegretario alla Giustizia, di stretta osservanza berlusconiana, in gelidi rapporti con Fitto, negli ultimi mesi ha riallacciato i rapporti con il quartier generale nazionale dopo la mancata ricandidatura (anzi: dopo il no alla deroga alla regola del limite di mandati) in occasione delle politiche 2013. Poi Vitali si è lentamente riavvicinato a Berlusconi, che l’ha pure indicato come candidato forzista al Csm. Subentrerà alla guida del partito pugliese a Francesco Amoruso, senatore d’area Gasparri che recentemente non brillava certo per filo-fittismo. E Vitali, la scorsa settimana, era a palazzo Grazioli con Berlusconi quando è stata ufficializzata la candidatura a governatore di Schittulli. Ma Fitto intanto prova a glissare: «Vitali commissario in Puglia? Non sono contro nessuno in particolare. Sono contro il criterio delle nomine. Gli uffici e gli organismi politici del partito non hanno una legittimazione statutaria».
La battaglia. Lo scenario è allora da battaglia: le liste di Forza Italia e di “Oltre” si misureranno e peseranno in una competizione elettorale interna, all’ultima scheda. Anche per questo Fitto sta cooptando nella lista in cantiere i più rodati acchiappa-voti sul territorio, mobilitando gli eserciti: in rampa di lancio anche alcuni parlamentari, come i senatori Luigi D’Ambrosio Lettieri (a Bari) e Vittorio Zizza (a Brindisi). Il giorno dopo le elezioni regionali pugliesi l’occhio cadrà inevitabilmente sul risultato di Fi e di “Oltre”, e lo scarto tra le due liste inciderà decisivamente - in un modo o nell’altro - anche sugli equilibri nazionali del partito berlusconiano.
La replica. Dopo la pubblicazione della notizia su "Quotidiano", Fitto chiede al partito segnali e smentite, cercando di stanare Berlusconi: "Attendo una credibile e tempestiva smentita dal mio partito. Anche perché ci sono almeno due considerazioni da fare. La prima è che, sia sul piano politico che sul piano giuridico e statutario, è assolutamente impensabile che chicchessia pensi di poter estromettere amici e colleghi dalla prossima competizione elettorale. La seconda è che io non intendo presentare alcuna lista autonoma, ma sarò impegnato come sempre per il successo della lista di Forza Italia". Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia