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Indispensabili strumenti per dissuadere dal trasformare le strade in piste automobilistiche oppure trucco, nemmeno così sottile, per fare cassa? Con l’estate e l’arrivo delle prime comitive di turisti lungo il litorale pugliese si è aperto il dibattito sull’utilità degli autovelox, installati a decine nelle province, in particolare nel Salento e contro i quali si è scagliato, per primo, l’assessore regionale alla Salute Rocco Palese, che è salentino di Acquarica del Capo. «Una vera e propria vessazione» l’ha definita Palese, mettendo in guardia dal fatto che quella che alcuni ritengono sia la corsa alla multa finirà per convincere i turisti che sia meglio andare altrove a rilassarsi.
Il presidente Aci
A chiarire quali dovrebbero essere i principi guida per l’installazione di nuovi autovelox - solo nel Salento si attende il via libera per altri 14 apparecchi di rilevamento della velocità - è stato ieri il presidente nazionale Aci, Angelo Sticchi Damiani: un autovelox su un rettilineo a bassa incidentalità «ha il solo scopo di far fare cassa ai Comuni ed è controproducente» ha detto, evidenziando invece l’effetto positivo avuto lungo le autostrade dove si è riusciti a dimezzare il numero di incidenti e di morti. «Il rilascio di eventuali nuove autorizzazioni - ha aggiunto ancora Sticchi Damiani - dovrebbe essere accompagnato da uno studio sui rischi effettivi presenti su una specifica strada». Rischi che Aci ogni anno, insieme all’Istat, riunisce in un report dettagliatissimo insieme a tutti i dati relativi a incidenti, morti e feriti per ogni singola strada provinciale italiana.
Il report dell'Istat
Spulciando l’ultimo report disponibile, datato 2021, si scopre così che è il Salento ad avere il non invidiabile primato di provincia con il più alto numero di incidenti, di morti e feriti.
Le altre province
In provincia di Bari ci sono stati 386 incidenti su 1.323 chilometri di strade. Mortali si sono rivelati 18 dei sinistri registrati, che hanno causato anche il ferimento di 644 persone. Dieci incidenti si sono verificati lungo la Polignano-Castellaneta, 11 sulla Gioia del Colle-Polignano, con tre morti e 18 feriti; 13 sulla Casamassima-Noicattaro con 21 feriti; 14 sulla Noicattaro-Torre a Mare; dieci sulla Castellana-Turi; 13 sulla provinciale tarantina e dieci sulla Bari-Modugno all’incrocio con Toritto.
Nel Brindisino - la cui rete viaria, con 789 chilometri, è estesa meno della metà di quella salentina - si sono contati 172 incidenti, cinque morti e 293 feriti. Sulla provinciale che da Ceglie messapica conduce a Francavilla fontana, 11 chilometri in tutto, di incidenti ce ne sono stati 20, per un bilancio di un morto e 42 feriti. Nove sulla litoranea nord di Brindisi, che porta a Punta Penne e altri nove lungo la Francavilla fontana-Sava, in provincia di Taranto. Otto infine gli incidenti sulla Torre Canne-Monopoli, al confine con la provincia di Bari.
Per la Bat e il Foggiano i numeri sono molto più contenuti: 75 incidenti lungo i 392 chilometri di strade della sesta provincia e 121 nella Daunia, dove ci sono stati otto morti. Anche Taranto non raggiunge né si avvicina ai numeri salentini: su 1.209 chilometri di rete viaria, due anni fa ci sono stati 12 morti, 328 feriti e 178 incidenti in tutto. Di questi, 12 si sono verificati lungo la litoranea salentina che si estende per 45 chilometri; altri otto sulla Taranto-Statte-Crispiano e sette sulla Manduria-Maruggio.
Strade, quelle elencate, dove non sempre ci sono autovelox a scoraggiare gli automobilisti dallo spingere sul pedale dell’acceleratore e dove, dunque, poca è stata l’attenzione delle amministrazioni locali per la sicurezza stradale. A ciascuno le sue riflessioni. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia