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«Una autonomia Robin Hood al contrario, che toglie ai poveri per dare ai ricchi»: la Cgil Puglia incalza la politica e rilancia «il profondo allarme» legato alla riforma sull'autonomia differenziata «che si vorrebbe abbinata al presidenzialismo, andando a stravolgere gli assetti istituzionali del Paese, con timori rispetto a contrappesi e ruolo del Parlamento».
Il segretario regionale del sindacato, Pino Gesmundo, ha usato ieri durante la relazione al XIII Congresso regionale Cgil che si è aperto a Bari parole durissime contro il ddl Calderoli e l'accelerata impressa dal Governo, che conta di licenziare la riforma in Consiglio dei ministri (CdM) entro la fine di questa settimana. I dati snocciolati da Gesmundo - 31 miliardi in meno alla Puglia rispetto alla Lombardia fra trasferimenti e spesa in tema di sanità, scuola e imprese pubbliche nazionali - sono impietosi ed evidenziano la necessità di deliberare i Livelli essenziali delle prestazioni e finanziarli «a prescindere dall'autonomia, perché garanzia di esigibilità di eguali diritti a prescindere da dove si nasce e dove si vive».
A rischio la coesione sociale
Posizione manifestata, nei giorni scorsi, anche dall'assessore regionale alla Sanità Rocco Palese. I numeri, dunque, e i settori più a rischio per la coesione sociale. «La scuola al Sud ha detto Gesmundo - rischia di vedersi tagliare centinaia di istituti già a partire dall'applicazione delle misure della manovra economica in materia di dimensionamento scolastico, e di perdere se si procedesse con i criteri della spesa storica 1,4 miliardi di risorse che sarebbero indirizzati al Nord». C'è poi la spesa del Settore Pubblico Allargato, che comprende anche le imprese a controllo statale, e che vede destinare il 17,57% delle risorse alla Lombardia, contro il 5,67% della Puglia (dati dell'Agenzia per la coesione, ndr).
«Se si guarda il dato della spesa pro capite nel 2020, a ogni pugliese sono andati 13.300 euro, a ogni lombardo 16.300 euro».
L'affondo
Poi l'affondo alla politica e, in particolare, al centrosinistra perché l'autonomia differenziata, prevista dalla Costituzione, è «un progetto che vede la mano anche della principale forza del centrosinistra», ovvero il Partito democratico. «L'accordo preliminare porta la firma del premier Gentiloni ha ricordato Gesmundo così come fu del centrosinistra la riforma del Titolo V sulla quale andrebbe stilato un bilancio a distanza di oltre 20 anni. E anche perché tra le regioni che chiedono il trasferimento di più poteri c'è l'Emilia Romagna» di Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del Pd. Per questo, la Cgil Puglia chiede «al governo della Regione una posizione netta contro questo decentramento», posizione che fino a oggi così chiara non è stata. Anche perché, se il ddl Calderoli senza la definizione e il finanziamento dei Lep finirebbe per approfondire i divari esistenti, è vero anche che consegnerebbe nelle mani dei governatori enormi poteri, ai quali anche il governatore pugliese Michele Emiliano ha guardato e guarda con interesse pur sostenendo l'inopportunità della norma depositata in CdM.
«Anche se il Governo sembra voglia correggere la riforma dell'autonomia introducendo il tema dei fabbisogni standard ha aggiunto Gesmundo - la nostra preoccupazione rimane, proprio a partire dai testi e dagli accordi sottoscritti». A latere c'è la partita delle quote del Fondo Sviluppo e Coesione, ancora da ripartire. «Il Governo proceda con celerità alla ripartizione ha chiesto il sindacato - che prevede l'assegnazione al Sud dell'80% delle risorse. Per la Puglia si tratta di oltre 3 miliardi che servono per completare il quadro della programmazione pluriennale. Se qualcuno pensa di poter utilizzare questi fondi spalmandoli su tutto il Paese e destinandoli all'attenuazione dei maggiori costi per energia e materie prime troverà la nostra ferma opposizione». La polemica continua.
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Quotidiano Di Puglia