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C’è un solo modo per abitare e vivere il proprio tempo e il proprio spazio, oltre le personali convenienze e le umane debolezze, ed è il modo della consapevolezza e della responsabilità. L’unica dimensione capace di trasformare fatti ed episodi eclatanti in esperienze condivise, felici o dolorose, sottraendole al rischio dell’indifferenza, l’inciampo che frantuma una società. Più esattamente: la consapevolezza di quanto accade tutt’intorno; la responsabilità di farsene carico, ognuno per la sua parte, piccola o grande. Non sempre è necessario. Ma spesso sì. Ora, ad esempio, lo è.
L’intimidazione a Francesca Mariano, giudice impegnata ed esposta a Lecce nell’azione di contrasto della magistratura salentina e pugliese all’offensiva dei clan mafiosi, oltrepassa due limiti e perciò evidenzia altrettanti problemi.
Abbiamo ancora una partita aperta. La criminalità ha cambiato volto e strategie; le alleanze sono a geometria variabile; i clan stringono e sciolgono accordi in base alle convenienze (e talvolta alle contrapposizioni); politica ed economia sono niente affatto al riparo da infiltrazioni e intese indicibili (rileggere gli ultimi allarmi dei procuratori). E noi, distratti quando non complici, non possiamo restare a guardare. Non servono eroi; non più. Occorrono consapevolezza e responsabilità. Almeno questo. L’impresa – difficile e necessaria – di vivere da uomini lo spazio e il tempo.
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Quotidiano Di Puglia