Il magico spettacolo dei fiocchi bianchi nelle città di mare

Il magico spettacolo dei fiocchi bianchi nelle città di mare
Chi vive sul mare ha scarsa confidenza con l’inverno. Sa che un po’ gli tocca, ma non più di tanto: come quei parenti indesiderati che una volta all’anno...

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Chi vive sul mare ha scarsa confidenza con l’inverno. Sa che un po’ gli tocca, ma non più di tanto: come quei parenti indesiderati che una volta all’anno gli piombano in casa. Ed è tenuto ad ospitare per amor di pace, e ne tollera i difetti contando i giorni che mancano alla loro ripartenza. È singolare, e al tempo stesso buffo, l’atteggiamento che noialtri privilegiati dalla vicinanza del mare maturiamo fin da bambini nei confronti della stagione fredda: l’affrontiamo come fosse un’anomalia, un’intrusione, un’eccezione alla regola.

Di più: diventiamo addirittura increduli, o quantomeno scettici, davanti al protrarsi di un freddo che non passa. Non crediamo al freddo, perché non ci appartiene; e siamo convinti (non semplicemente speranzosi) che il sole tornerà presto, al massimo domani, e ci svestiremo degli abiti pesanti che non siamo abituati a indossare così a lungo. Ecco perché siamo così impreparati al gelo, e due volte stupiti dalla neve. Svegliarci nella città imbiancata c’incanta, perché è diventata improvvisamente antica, ed è invecchiata di notte, alle nostre spalle. Adesso ha un aspetto rassegnato, ma felice. Sonnecchia e sorride. È un impasto di ricordi che sembrano aver trovato coerenza estetica. Ha acquistato nuovi contorni, addolcendosi nella definizione. E anche il mare è altra cosa. Non il film in bianco e nero della famosa canzone, lo scenario depresso che richiama solitudini, abbandoni e desiderio di qualcuno che arrivi per portarti via con sé o farti semplicemente compagnia (sa molto più di naufragio «Il mare d’inverno» di Enrico Ruggeri che «Message in a bottle» di Sting), ma una quinta dalla luce limpida e calda, piena di presenze, di fantasmi innocui che scivolano nell’aria e ti ricordano anni infantili, odori di vicoli e di stanze, volti imprecisi, voci e frammenti di parole di qualcuno che hai perso molto tempo fa. Se ti avvicini per guardarlo, lo vedi non calmo ma arreso. Come non avesse alcun motivo di agitarsi, e quasi si ritirasse al cospetto della neve, partecipando alla conservazione provvisoria di una quiete che come un riflesso d’ordine richiama chiunque rientri in quello scenario a cogliere quell’occasione di bellezza fragilissima e profonda che, per esempio, spinge ogni genitore di figli piccoli a mostrar loro la neve, a insegnargliela. Come se nella neve ci fosse qualcosa da trovare; come una caccia al tesoro che nasconde sorprese ovunque.

La neve puoi stenderla e appallottolarla, lanciarla e frantumarla, distruggerla e ricomporla, darle forma, assaggiarla, inventarla: puoi camminarci, scivolarci, scriverci. Un bambino che fa la scoperta della neve, molto semplicemente, se ne innamora. Ecco perché, una volta che l’ha conosciuta, poi l’aspetta. E gli viene il batticuore quando torna. Ecco perché anche gli adulti, anche quelli più scafati che non si lasciano galvanizzare dalla neve perché crea problemi di circolazione stradale o semplicemente non si ricordano più come si fa ad innamorarsi, quando la neve si posa diventano meno scorbutici, finanche socievoli; e qualche volta si scoprono a parlare di cose di cui solitamente non si occupano, tipo gli altri (perché quando le tensioni si abbassano si comincia a guardare fuori di sé, e ci si accorge che di là del proprio piccolo recinto c’è dell’altro, e perfino di meglio, a cui si può gratuitamente e felicemente interessarsi). E poi ci sono gli entusiasti, che con o senza bambini al seguito si attrezzano ed escono di casa per costruire pupazzi o si ricorrono lanciandosi palle di neve; addirittura quelli che, come qui nel Salento, vanno in slitta sulla spiaggia, e si lanciano da piccoli dislivelli fino a raggiungere la riva, urlando e ridendo come se la vita fosse appena iniziata. Sono quelli (manco a dirlo) che s’innamorano spesso. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia