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Il futuro incrocia ancora una volta la Puglia. Non è un giudizio ma un dato di fatto. La presenza di Raffaele Fitto nell’esecutivo varato a tappe forzate da Giorgia Meloni dà alla partita dello sviluppo ulteriore significato. Chiamato al nuovo incarico direttamente da Bruxelles, forte dell’esperienza maturata nel Parlamento europeo, Fitto avrà deleghe straordinariamente importanti per i destini di questa parte d’Italia, a Sud del Sud: Affari europei, e si sapeva, imprescindibili in un’ottica comunitaria, ma dopo l’annuncio del neo premier dai microfoni del Quirinale anche - e soprattutto - Pnrr e coesione territoriale. E la novità è questa: carica di senso, appunto, all’interno di un governo chiamato a un’eredità pesantissima sotto il profilo del prestigio e della credibilità in una congiuntura internazionale quanto mai complicata. Al di là delle valutazioni politiche e di merito sulla squadra in totale e su alcune figure in particolare, oltre le impressioni legate a nuove formule nella denominazione dei vari dicasteri (sovranismo alimentare su tutto), saranno le azioni in concreto a determinare il giudizio sul nuovo governo. Intanto, la designazione di Alfredo Mantovano a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri è garanzia individuale di serietà, competenza e rigore. Per il resto ci sarà tempo.
Ma qui, per quel che rileva, il tema è un altro.
Ma si diceva del Pnrr. Fondamentale. E lungo questo percorso di ripresa e resilienza (da confermare, integrare o modificare, si vedrà: la partita è solo agli inizi) Fitto sarà interlocutore - anche - del governo pugliese. Esattamente due anni dopo aver conteso la presidenza della Regione a Michele Emiliano, poi confermato. Era già accaduto nella sua precedente esperienza da ministro, quando Berlusconi gli aveva assegnato - dal 2008 al 2011 - il dicastero dei Rapporti con le regioni e la Coesione territoriale: allora le pregresse scintille col governatore in carica Nichi Vendola, che tre anni prima aveva sbarrato proprio a Fitto la strada della rielezione alla guida dell’esecutivo pugliese, non avevano impedito un rapporto istituzionalmente corretto, quasi cordiale, e un’effettiva (e fattiva) collaborazione. C’è da augurarsi che stessa cosa accada anche ora. Fitto - dato più volte ormai per finito nell’agone politico - ha tenuto fede alla scelta di aderire al progetto di Fratelli d’Italia anche quando il partito sembrava elemento minore nello schieramento di centrodestra, rafforzando la sua figura di co-presidente del gruppo dei Conservatori e riformisti europei: il nuovo incarico di ministro è un riconoscimento al ruolo di interlocutore affidabile e credibile presso le principali istituzioni europee. Emiliano, al contrario, vive i tormenti di una complessa transizione post-elettorale, tra alleanze in subbuglio, un’ala civica che sgomita e un Pd tornato ad atti di coraggio e autonomia.
I due, prima o poi, si ritroveranno intorno a uno stesso tavolo, ci si augura presto. Ci si augura, soprattutto, con identico e leale spirito di collaborazione. Le prime dichiarazioni lasciano ben sperare. Ora servono i fatti. Sono in ballo le sorti non solo della Puglia, divenuta crocevia delle strategie energetiche nazionali ed europee, ma anche del Sud e dell’Italia, se è vero - com’è vero - che il destino di tutti è intessuto con uno stesso filo, a meno di non voler cedere agli abbagli dell’autonomia da un lato e del sovranismo (non solo alimentare) dall’altro. Ripresa, resilienza e coesione. Per i giudizi sul governo c’è tempo. Per la ripartenza no.
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Quotidiano Di Puglia