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Non esistono più le mezze stagioni, ma le mezze coalizioni sì. Almeno in Puglia. Definizione di “mezza coalizione”: tronconi di partiti, movimenti e liste, moduli componibili da assemblare a piacimento e in base alle opportunità del momento, senza troppa progettualità. In Puglia su questo c’è una vera e propria scuola d’alta formazione, ormai. E ad ogni appuntamento elettorale va in scena un saggio, sempre (più) sorprendente e dagli effetti imprevedibili.
Il tutto agevolato dall’additivo fondamentale dell’ormai mitologico civismo, che è come il nero: sta bene su tutto, sfina ciò che è ingombrante, sfuma le differenze e non impegna. Il magistero delle mezze coalizioni che diventano tutte insieme, e incastrate l’una con l’altra, maxi aggregazioni è nel centrosinistra. Anzi, no: non si chiama più così. Ormai Michele Emiliano ci ha preso gusto e ad ogni tornata di amministrative fa il funambolo delle parole: l’altroieri, nella reazione a caldo sul voto, ha parlato ancora una volta di «coalizione che governa la Regione Puglia». Ormai un marchio. Meglio una dicitura neutra e risparmiarsi le etichette troppo impegnative ed eccessivamente vincolanti: «Coalizione di Puglia» o «dei pugliesi». E più avanti, sempre nella stessa nota stampa alzando il tiro: «continua a dare buoni frutti questo dialogo tra Pd, M5s, liste civiche e centrosinistra». Insomma: come se il centrosinistra fosse un contenitore misterioso e distinto dai partiti che dovrebbero abitarlo e animarlo. Pezzi, tronconi, moduli, e di volta in volta si monta, smonta, allarga e restringe. Il bricolage della politica, ispirato dalle necessità e dalle convenienze. Intanto il Pd pugliese coltiva - soprattutto in chiave ballottaggi - la pia illusione dell’intesa strutturale e stabile con M5s (a Brindisi crollato al 5%), sinistra, movimenti, un’intesa che c’è e non c’è, funziona o solo in parte, alla disperata ricerca di una centralità oscurata e divorata dall’emilianismo. Elly Schlein, la segretaria nazionale dem, accenna invece ad «alleanze sui temi», e però con i compagni di viaggio fondamentalmente in un ruolo gregario.
Di grandi coalizioni pugliesi frutto di mezze coalizioni ce ne sono in abbondanza. Tra i tanti, poi, c’è l’abbagliante caso Monopoli: il sindaco uscente di centrodestra, Angelo Annese, è stato riconfermato con un bulgaro 70% ed esultano tutti, da Forza Italia e FdI fino pure a Con, la civica di punta di Emiliano. «Risultato straordinario e affermazione del civismo», dice il consigliere regionale Stefano Lacatena, ex forzista ora emilianiano doc, «le forze civiche della coalizione Annese hanno portato a casa una percentuale eloquente, oltre il 52%», un avvertimento a tutti, agli alleati di centrodestra e centrosinistra. E il governatore gongola sotto la barba: Monopoli capitale della felicità di tutti. A margine: il Pd e il M5s correvano ognuno con un proprio candidato. E, altra nota a margine, soprattutto nel Barese il civismo - che è cosa diversa dalle canoniche civiche - in molte realtà ha stritolato il Pd, fino persino a farlo scomparire dalla scheda. Ed è un ulteriore spunto di riflessione.
Anche nel centrodestra c’è un problema di mezze coalizioni, nel senso che non sono tutti così convinti per intero di voler stare insieme. Il governo nazionale è un ottimo collante, ma non basta. E in Puglia è una corsa dei singoli partiti a rivendicare successi, primati, primogeniture sui candidati vincenti, sgambetti sottobanco e silenziosi tentativi di smarcamento da sconfitte e scelte disconosciute o comunque non condivise del tutto. Sta accadendo proprio in queste ore. Insomma: non si rema tutti e sempre nella stessa direzione. E le strategie all’insegna delle contaminazioni (Emiliano fa scuola, evidentemente) spuntano pure nel centrodestra: Giuseppe Marchionna, candidato al ballottaggio a Brindisi, è un socialista fin qui estraneo al mondo conservatore; Francesco Spina, anche lui al secondo turno a Bisceglie, ha nel curriculum un passato col centrodestra, poi una lunga stagione di fedeltà a Emiliano e adesso è ritornato alla base.
Ibridare e rimescolare con accordi trasversali è perciò pratica ormai diffusa. Resta da capire quanto e come si tratti di schemi in grado di reggere all’usura del tempo. Queste elezioni sono state e sono, come detto nei giorni scorsi, un ballo in maschera per tutti, da sinistra a destra: strategie a carte coperte, puntando una quota non esorbitante di fiches sulle Amministrative 2023, tutti in posizione d’attesa e con lo sguardo proiettato sulle sfide e sul bottino del prossimo biennio, dunque su Europee, Comunali di Bari e Lecce e Regionali.
Ecco il punto: il gioco delle coalizioni a geometria variabile, i verdetti delle Comunali (ballottaggi in primis) e le ambizioni di partiti e leader in che modo incideranno sulle prossime mosse? Presto per dirlo. Ma con un’avvertenza: la stagione delle mezze coalizioni che con disinvoltura si dividono, riabbracciano e ricombinano rischia di diventare quella degli equivoci interi, e d’essere un’incontrollabile bomba a orologeria, a sinistra e a destra, per partiti, movimenti, vecchi e nuovi leader. Un ordigno che potrebbe esplodere proprio al momento delle decisioni cruciali verso gli appuntamenti che contano.
Quotidiano Di Puglia