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Molti giovani, tanti ragazzi, un po’ di adulti. Sguardi emozionati, volti disillusi. Sfilano le fasce tricolori, un uomo si affaccia al balcone, proprio davanti al luogo dell’esecuzione mortale di una settimana fa, ed espone uno striscione: “Mai più”. Non sarà facile, ma almeno ci si prova. Si scende in strada per riappropriarsi dei luoghi, degli spazi, dei simboli. E perciò della propria identità. Contro la criminalità organizzata non ci possono essere mezze misure né sfumature di colore: o di qua o di là. I tagli sono netti, nessuna area grigia in cui confondersi e mescolarsi. Con la mafia non funziona e non può funzionare. La contiguità è commistione; la convivenza (altra cosa la connivenza) è assuefazione. Alla collettività non sono richiesti compiti e ruoli da investigatori, men che meno da eroi. Già solo testimoniare con la propria presenza la forza di un’idea e di un impegno è rendere onore al senso del dovere. Dati i tempi di individualismo spinto, non è poco. Eppure spesso non basta.
Casarano ha vissuto la propria mattinata di mobilitazione in una giornata cupa, piovosa e grigia. Per un giorno emblema del Salento che torna a fare i conti – pesantemente e tragicamente – con una minaccia pervasiva e ingombrante, i clan, la mafia, la Scu.
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Quotidiano Di Puglia