SUZUKA - Chissà quanto durerà quel senso di impotenza che ha colto la Ferrari in Giappone. Monopolizzare la prima fila e poi non vedere neanche una delle due vetture...
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Eppure, di queste otto pole, solo tre si sono convertite in vittoria: Spa, Monza e Singapore. A Suzuka, Sebastian Vettel e Charles Leclerc hanno compromesso molto con una partenza errata. Vettel è stato poi splendido nella gestione della corsa e nel resistere agli attacchi finali di Lewis Hamilton, tenendosi la seconda posizione. Il monegasco invece, ha vissuto una prova negativa: è partito lentamente, alla prima curva ha colpito Max Verstappen danneggiando l’ala anteriore, poi non si è fermato ai box al primo invito del team per sostituirgli il musetto. Un comportamento grave perché l’ala, dopo poco, è andata in mille pezzi creando un motivo di forte pericolo a Hamilton che lo seguiva. Per questo motivo, la Ferrari è stata multata di 25.000 euro mentre Leclerc ha ricevuto una penalità sul tempo di gara. Poco in verità, perché non osiamo immaginare cosa poteva accadere se un frammento di quell’ala, disintegratasi nel punto del circuito con maggiore velocità, avesse colpito Hamilton sul casco.
Una leggerezza della Ferrari che non ha saputo imporsi su Leclerc, ormai non nuovo a battibecchi via radio.
In ogni caso, gli aspetti positivi riguardanti la crescita della SF90 non mancano, a cominciare appunto dal potenziale mostrato in qualifica. Suzuka era un'altra pista su cui, fino a poche settimane fa, la Ferrari sembrava destinata a soccombere. Poi, qualcosa è cambiato, grazie agli sviluppi introdotti. Se il risveglio nel 2019 è stato tardivo, ci sono segnali quantomeno incoraggianti per il 2020. "Non ci manca nulla, dobbiamo soltanto lavorare meglio, crescere in tante piccole cose, ognuno di noi", ha ribadito Vettel. Che guarda con fiducia alle restanti prove del Mondiale: Messico, Stati Uniti, Brasile e Abu Dhabi. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia