Elisa Sacchini, un'italiana in Formula E: è la numero tre della direzione di corsa: «Qui non servono solo ingegneri»

Elisa Sacchini, 32enne di Cesena. Dal 2019 è alla Formula E, campionato del quale è coordinatrice sportiva: di fatto è anche il numero tre della direzione di gara
ROMA - «Nel motorsport non servono solo ingegneri». Parola di Elisa Sacchini, 32enne di Cesena, una formazione da interprete (russo, francese, inglese e spagnolo...

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ROMA - «Nel motorsport non servono solo ingegneri». Parola di Elisa Sacchini, 32enne di Cesena, una formazione da interprete (russo, francese, inglese e spagnolo le lingue parlate) e un tirocinio alla Toro Rosso alle spalle con un presente alla Federazione Internazionale dell'Automobile. Dal 2019 è alla Formula E, campionato del quale è coordinatrice sportiva: di fatto è anche il numero tre della direzione di gara.

Una donna nel mondo dell'auto, non è totalmente insolito, ma un po' sì.

«Sono cresciuta con il mio nonno e il mio babbo che seguivano la Formula 1, la MotoGp e ogni sorta di sport. Poi ho frequentato la scuola di interpreti di Forlì, ma alla fine ho capito che non faceva per me. E quando alla Toro Rosso ho saputo che cercavano quattro figure e una poteva essere adatta a me ho pensato che forse potevo abbinare la mia preparazione alla mia passione. Poi sono rimasta sorpresa dalla Fia».

In che senso?

«Nel senso che ci sono molte più donne di quelle che mi aspettavo di trovare: non solo all'interno della Federazione, ma anche ai box. Da interprete pensavo di non avere sbocchi nel motorsport invece ho scoperto che non servono solo gli ingegneri».

Ma resta sempre un mondo di maschi...

«Non mi sono mai sentita discriminata».

Immagino che non lo diresti comunque.

«In effetti non lo direi, ma non è mi è mai successo. Poi, statisticamente, qualcuno sopra le righe c'è sempre. Ma non è una questione di motorsport».

Le donne restano una minoranza.

«È una conseguenza del fatto che il motorsport attira molte meno donne rispetto a uomini. In qualche modo è anche naturale. Ma se la domanda è un'altra ed è fra le righe, rispondo che si viene valutati per quello che si fa, non per chi si è».

Nella Fia hai scelto tu la Formula E, come mai?

«Ho chiesto di seguire un campionato specifico, perché prima mi occupavo della sicurezza. La Formula E è nuova, dinamica, giovane, si differenzia dal motorsport classico, porta le competizioni agonistiche nei centri delle città ed è focalizzata sull'ambiente».

Il prossimo appuntamento, anzi, i prossimi due, sono a Roma...

«Roma è speciale perché è la gara di casa. E quando la sera finisci esci e mangi bene».

Tralasciando Roma, qual è l'ePrix che ti piace di più?

«Fammici pensare... Vado sul classico e dico Montecarlo».

Hai detto che in Formula E ci sono più donne di quante ti aspettassi, ma non al volante, non adesso almeno.

«Ce ne sono state e qualcuna c'è ancora: se qualcuno non può gareggiare devono mandare in pista la riserva».

Non servono solo ingegneri hai detto: quali altre qualifiche possono essere utili?

«Ogni gara di Formula e è un evento. Qualsiasi capacità è utile, qualsiasi propensione personale ha valore, da quella creativa a quella matematica».

Dove ti vedi tra dieci anni?

«Ancora nel motorsport, spero».

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Quotidiano Di Puglia