Fallita l'asta per la vendita delle quote di maggioranza, spuntano due potenziali acquirenti per le Terme di Santa Cesarea, vecchio gioiello del Salento che non brilla...
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Più in dettaglio, al punto 2 dell'ordine del giorno si legge: «Notifica manifestazione d'interesse Scaillp per acquisizione diritto di superficie, immobili, proprietà e stipula contratto affitto ramo d'azienda per anni 99». Il punto 3, invece, recita: «Ati. Richiesta in concessione Polo Termale di Santa Cesarea». Scaillp dovrebbe essere l'acronimo di Serendipity equity capital advisors international. Un fondo internazionale con sede a Londra. L'Ati interessata a ottenere la concessione del Polo Termale, a guardar bene, è invece un'associazione temporanea salentina, che risulta composta da: Saverio Sticchi srl, Itis srl, Cds Hotel Spa, Ing. De Nuzzo e C. Costruzioni srl e Studio De Marco.
Società immobiliari, di gestione di costruzione e di consulenza specializzata in iniziative turistico-immobiliari e alberghiere. Questo gruppo in via di costituzione aveva formulato la propria proposta agli azionisti di Terme di Santa Cesarea spa già alla metà di settembre. E, parallelamente, aveva richiesto un incontro per discutere modalità e tempi di definizione dell'operazione. L'interesse dichiarato è acquisire la gestione in concessione, per non meno di 60 anni, e la proprietà di tutto il complesso termale. Nessuna struttura esclusa, dunque: il Nuovo centro termale, eretto sulla parte alta di Santa Cesarea e che attualmente in stato di abbandono e degrado, l'Albergo Palazzo con annesso stabilimento termale, lo stabilimento Gattulla, la piscina solfurea, il Lido Caicco (sugli scogli), le palazzine uffici e loro pertinenze. Secondo le prime indicazioni offerte, la costituenda Ati sarebbe intenzionata a metter sul piatto più di 50 milioni di euro per operare l'investimento, prevedendo l'assorbimento e l'ampliamento dell'attuale organico.
Considerato il contenuto dell'ordine del giorno, quella convocata per giovedì e venerdì prossimi potrebbe rivelarsi tutt'altro che un'assemblea ordinaria. Sarà utile per discutere le linee evolutive e strategie aziendali, per offrire comunicazioni in merito all'azione di responsabilità promossa dal Comune di Santa Cesarea Terme nel 2013 contro l'amministrazione delle Terme e, ancora, per fissare il budget delle cure termali. Ma è di tutta evidenza quanto assai più rilevante in questa fase assuma la possibilità di assicurare un rilancio a uno storico polo termale che, come emerge dal Bilancio 2018, continua, per molti aspetti, a perdere appeal e sostenibilità finanziaria. Conscia di ciò, già nel 2017, la Regione Puglia ha manifestato l'intenzione di dismettere le sue quote (50,48%), poi effettivamente riposte all'asta ma senza successo. Il fallimento degli esperimenti di vendita potrebbe, ora, lasciar campo libero a una valutazione degli interessi nel frattempo emersi. E chissà che un nuovo corso non abbia presto inizio. In gioco non ci sono solo il grande complesso termale e le professionalità che da anni ne garantiscono il funzionamento ma, soprattutto, il futuro di uno fra i più noti e affascinanti tratti di costa di questa penisola.
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Quotidiano Di Puglia