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«Esistono software in dotazione alla principale forza di polizia che si occupa di crimine informatico continua D'Agata - che attraverso complessi algoritmi sono in grado di risalire a coloro che condividono file, anche di questo tipo. Ecco perché è doveroso avvertire chiunque persevererà nell'attività di condivisione del video che potrà essere individuato con tutte le conseguenze giuridiche del caso, anche in tema di violazione del diritto alla privacy della malcapitata».
È l'altro fronte della vicenda. «I reati informatici a sfondo sessuale sono in costante aumento - riferiscono ancora dallo Sportello dei Diritti - sempre più persone, infatti, ci contattano perché vittime di sextortion, ossia di veri e propri ricatti che avvengono in rete, per impedire la diffusione di foto e video osé, che le vittime inviano inconsciamente a degli sconosciuti».
C.Tad. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia