«L’ordinanza che vieta sosta e fermata nelle piazzette Riccardi e Castromediano vìola la Costituzione e la Dichiarazione Universale dei Diritti...
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I residenti, nel caso specifico, hanno casa in via Matteotti, Vico Storella, Vico della Saponea, via Balmes, via Matteo da Lecce e nel dedalo di strade che da piazzetta Riccardi e piazzetta Castromediano si allarga a raggiera nel cuore barocco del capoluogo. Prima dell’ordinanza «riuscivano a parcheggiare in appositi stalli riservati in via Rubichi e nelle due piazzette, quindi vicini alle loro abitazioni. E per molti - specifica Montinaro nel ricorso - trattandosi di persone anziane, in alcuni casi anche inferme, e di famiglie con bambini piccoli, la possibilità di parcheggiare l’auto nelle vicinanze di casa risulta irrinunciabile per garantirsi una esistenza libera e dignitosa». Da quando è entrata in vigore l’ordinanza, invece, «i ricorrenti sono costretti a lasciare l’auto a diverse centinaia di metri da casa, in zone in cui tutti gli utenti del centro cercano abitualmente parcheggio, peraltro girovagando per decine e decine di minuti, sperando di trovare uno spazio e tornare a piedi, con gli evidenti disagi legati al meteo, all’orario e alle cattive frequentazioni dei vicoli spesso deserti». Una situazione insostenibile, a loro avviso, al punto che i più anziani e le famiglie con bambini «sono ormai costrette nelle abitazioni, hanno soverchie difficoltà nell’avere contatti con familiari e amici, oltre che nelle normali pratiche quotidiane». Ed è proprio questa lamentata limitazione della libertà personale che i quindici residenti contestano, appellandosi all’articolo 16 della Costituzione - «ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale (...) e nessuna restrizione può essere determinata per ragioni politiche» - e agli articoli 12, 13 e 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nella parte in cui specifica che «nessun individuo potrà essere sottoposto a interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa» e ogni persona ha diritto «alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato». Norme pensate per guarire l’anima di un mondo dilaniato dalla guerra e che, ancora oggi, vengono violate in decine di Paesi dove si può torturare (81 Nazioni), restare vittime di processi arbitrari (54 Paesi) o dove non esiste libertà di espressione (77 Paesi, dati di Amnesty International, ndr).
Secondo i residenti del centro storico, però, anche l’amministrazione Salvemini avrebbe vìolato quella Carta, privando senza preavviso questi cittadini del loro diritto a circolare liberamente. Prima di arrivare alla battaglia legale, peraltro, c’è stato anche un incontro a porte chiuse con il primo cittadino, senza tuttavia si riuscisse a trovare una soluzione.
Secondo i quindici residenti che hanno presentato ricorso al Tar, il Comune avrebbe dovuto innanzitutto motivare la sua decisione e poi soppesare gli interessi in gioco: quelli pubblici «alla salute, sicurezza, gestione del territorio, tutela del patrimonio ambientale e culturale», con quelli privati (dei residenti, delle associazioni di categoria, professionali e non)».
Invece, saputo del ricorso, il dirigente Giovanni Puce ha corretto l’ordinanza impugnata e, solo successivamente, l’ente si è costituito nel giudizio. «Un comportamento scorretto - dice l’avvocato Montinaro - e, in ogni caso, impugneremo anche questa seconda ordinanza. Questi cittadini chiedono semplicemente una soluzione alternativa, che al momento - chiude il legale, peraltro da sempre favorevole all’estensione della Ztl - non hanno». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia