«Abbiamo figli piccoli e mutui da pagare. L’indennità di disoccupazione è scaduta più di un mese fa: chiediamo di poter lavorare fino a quando il...
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Ma quando mancano ormai appena due giorni alla Pasqua, il Comune non si è ancora espresso e i lavoratori sono preoccupati. «Siamo pronti a lavorare giorno e notte – assicurano bagnini, autisti delle navette, baristi, cameriere e impiegati amministrativi - per essere in condizioni di poter accogliere i clienti a partire dalla domenica di Pasqua, come abbiamo sempre fatto da dieci anni a questa parte». La mattinata è stata concitata: «Prima ci hanno detto – proseguono i lavoratori in sit-in – che ci avrebbe ricevuto il sindaco, poi ci hanno fatto parlare con un dirigente, che ha chiesto qualche ora di tempo per verificare gli atti. Poi ci è stato detto di aspettare fino a domani (oggi, ndr) perché altri enti sono coinvolti nella vicenda e il Comune non può decidere da solo. Noi vogliamo solo qualche certezza per noi e per le nostre famiglie: il tempo stringe e non possiamo rimanere a lungo senza lavorare». Nel primo pomeriggio la rassicurazione: oggi alle 11 il sindaco Stefano Minerva dovrebbe incontrare i dirigenti e poi essere in grado di ricevere una delegazione di lavoratori per dare una risposta. E ci si aspetta che, come garantito dinanzi al Consiglio di Stato, si possa andare verso una riapertura del lido.
Anche i titolari dello stabilimento, che hanno saputo del sit-in solo nella tarda mattinata di ieri, si dicono preoccupati per il futuro dell’azienda: «Un paio di settimane fa – raccontano Rocco Greco e David Cicchella – abbiamo inviato al Comune una richiesta in cui sollecitiamo la presa d’atto di quanto dichiarato nel verbale d’udienza dinanzi al Consiglio di Stato e anche la possibilità di avere un passaggio pedonale che consenta ai nostri clienti di raggiungere il lido, dal momento che i parcheggi sono chiusi e la litoranea ancora bloccata per i lavori. Non avendo avuto alcun riscontro, qualche giorno fa abbiamo inviato una diffida e siamo pronti a chiedere il risarcimento danni». E sarebbe milionaria la cifra che la società ha in animo di chiedere al Comune, se non si riuscisse ad aprire: un “conto” che si aggira tra i cinque e i sette milioni di euro.
Ma la speranza è che non si debba arrivare ai ferri corti e che la situazione questa mattina trovi una composizione pacifica che possa consentire, nel rispetto delle norme, ai lavoratori di recuperare stipendi e serenità, ai clienti di godere di un minimo di servizi e alla città di mantenere alta la bandiera di reginetta del turismo.
In ogni caso, la matassa del Samsara dovrebbe essere sbrogliata entro l’estate. La prima udienza nel merito dinanzi al Consiglio di Stato sarà il 7 giugno e solo dopo si potrà arrivare a sentenza. La vicenda è iniziata a luglio scorso, quando la Capitaneria durante un sopralluogo al lido ha riscontrato alcune irregolarità. Il verbale, trasmesso al Comune, ha portato dritto verso l’ordinanza di revoca della concessione contro cui la società Sabbia d’Oro ha proposto ricorso dinanzi al Tar. Ma i giudici hanno dato torto al Samsara e sposato le ragioni del Comune, per cui la questione è stata riproposta dinanzi al Consiglio di Stato.
E l’1 marzo scorso il presidente della quinta sezione del Consiglio di Stato, giudice Francesco Caringella, al termine della discussione fra le parti, ha invitato il Comune a non dare esecuzione al provvedimento di revoca della licenza (che prevede lo smontaggio della struttura) fino all’udienza di merito.
Il Comune, dal canto suo, si è impegnato in tal senso, confermando che il lido potrà lavorare fino alla pubblicazione del verdetto. Una certezza che nei giorni scorsi ha iniziato a vacillare Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia