All'istituto Fermi di Lecce quella di ieri è stata la giornata della riflessione e, in alcuni casi, anche dell'autocritica. Studenti, docenti e genitori, tra loro o...
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«Durante l'assemblea di classe - racconta Maria Pietramala, docente di Informatica - ho guidato la discussione verso il caso d'attualità. I ragazzi si sono detti stupiti in quanto, in una scuola dove si sa sempre tutto di tutti, di questo episodio grave non si è saputo niente prima. C'è il sospetto che un gioco, seppure pesante, sia stato fatto passare per altro». Tra i professori c'è chi ieri ha ritirato il cellulare ai ragazzi, ritenendo che non sia giusto utilizzarlo in classe, sebbene in questo caso il telefonino sia stato uno strumento utile per far venire fuori l'episodio di bullismo. Ma c'è anche chi si sente sinceramente mortificato per non aver saputo fare una prevenzione efficace: «Come insegnante - racconta Lina Bonatesta, docente di lingue - mi sento responsabile di non essermi accorta di quanto stava accadendo, perché in classe affrontiamo spesso queste tematiche nell'ottica della prevenzione e nonostante ciò non siamo riusciti a evitarlo». A detta di alcuni professori che ieri sono tornati nella classe in cui si sono verificati i presunti episodi di bullismo, i compagni dei due protagonisti non sono sembrati particolarmente scossi: per loro si sarebbe trattato di un gioco da ambo le parti e anche per questo nessuno avrebbe sentito l'esigenza di denunciarlo a docenti o genitori. A loro parere, insomma, sarebbe stato montato un caso che va oltre quello che è successo. Anche il preside avrebbe preferito un minore clamore mediatico.
I ragazzi delle altre classi sembrano avere le idee più chiare: «Speriamo che il colpevole venga bocciato», dice senza mezzi termini uno studente che frequenta il secondo anno. In classe si è parlato molto di quanto accaduto e i ragazzi, almeno a parole, sembrano sapere bene cosa fare: «Bisogna parlare con gli adulti - dice uno di loro - con i genitori o con i prof. Nella nostra classe non ci sono problemi di questo tipo, però credo che l'amico della vittima abbia fatto bene a dire tutto alla madre. Lo ha fatto per aiutarlo».
Una docente che preferisce rimanere anonima ha raccolto l'esigenza dei ragazzi di parlare e ha riflettuto con loro sul tema dell'autostima: «Mi è sembrato - ha poi raccontato - che i ragazzi fossero sinceramente dispiaciuti per quanto accaduto e si sono tutti dissociati da ogni tipo di comportamento violento. Però poi, di fatto, queste cose accadono, e questo deve far riflettere».
Il dibattito. Il caso ha imposto anche ai genitori dei ragazzi del Fermi di farsi alcune domande sull'educazione da impartire ai propri figli. Il bullismo è un fenomeno che preoccupa: «Bisogna stare sempre all'erta - dice una mamma - e cogliere i segnali che lanciano i ragazzi anche quando parlano. Spaventati si è sempre e ci vuole un po' di attenzione in più anche da parte dei genitori dei presunti bulli. Certo, sarebbe d'aiuto la presenza di uno psicologo a scuola, perché la vittima, ma anche l'aggressore hanno bisogno di essere seguiti». Un'altra mamma si dice molto scossa da quanto letto sui giornali: «Mia figlia è stata vittima di bullismo quando era alle elementari - ha detto - e abbiamo sofferto molto. Sapere che anche in questa scuola siano successi fatti così gravi ci mette molta agitazione. Ne parleremo a casa, anche se so che i miei figli mi informerebbero subito di eventuali disagi». Anche un papà che aspetta il figlio all'uscita di scuola è preoccupato e si interroga sul ruolo del genitore: «Non si deve essere troppo permissivi con i figli, ma nemmeno troppo rigidi. Il mestiere di genitore è difficile, si impara strada facendo ed episodi come questo ci fanno chiedere se il lavoro che stiamo facendo con i nostri ragazzi faccia crescere persone equilibrate e sane». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia