Bullismo a scuola/Docenti, genitori, ragazzi tra riflessione e autocritica «Sì, potevamo evitarlo»

Bullismo a scuola/Docenti, genitori, ragazzi tra riflessione e autocritica «Sì, potevamo evitarlo»
di Valeria BLANCO
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Martedì 24 Aprile 2018, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 11:49

All'istituto Fermi di Lecce quella di ieri è stata la giornata della riflessione e, in alcuni casi, anche dell'autocritica. Studenti, docenti e genitori, tra loro o in momenti di condivisione in classe, hanno affrontato il problema del bullismo a scuola, chiedendosi cosa avrebbero potuto fare di più per evitare che un loro compagno, figlio o studente 17enne finisse vittima delle angherie di un coetaneo. La vicenda è venuta alla luce qualche giorno fa, quando un amico ha inviato alla madre del compagno un video in cui è documentata una scena di vessazioni avvenute in classe. Una delle tante, a quanto pare. E la madre, avuta conferma dal figlio che quelle angherie duravano da mesi, ha presentato una denuncia contro il presunto bullo. A prescindere dall'evoluzione della vicenda nelle aule del tribunale (l'avvocato della famiglia, Giovanni Montagna, ha presentato un'istanza sia alla procura dei minori che a quella ordinaria perché il ragazzo sia ascoltato in modalità protetta), ieri a scuola si è discusso molto dell'episodio. Non che ci sia stato un momento di riflessione organizzato - che forse la scuola valuterà opportuno tenere nei prossimi giorni - ma ogni docente ha accolto la richiesta dei ragazzi a un confronto «anche perché - lancia l'allarme il professore Michele Pesante - ormai si calcola che in tutta Italia ci siano almeno uno-due bulli per ogni classe. È un fenomeno che non possiamo più ignorare».
«Durante l'assemblea di classe - racconta Maria Pietramala, docente di Informatica - ho guidato la discussione verso il caso d'attualità. I ragazzi si sono detti stupiti in quanto, in una scuola dove si sa sempre tutto di tutti, di questo episodio grave non si è saputo niente prima. C'è il sospetto che un gioco, seppure pesante, sia stato fatto passare per altro». Tra i professori c'è chi ieri ha ritirato il cellulare ai ragazzi, ritenendo che non sia giusto utilizzarlo in classe, sebbene in questo caso il telefonino sia stato uno strumento utile per far venire fuori l'episodio di bullismo. Ma c'è anche chi si sente sinceramente mortificato per non aver saputo fare una prevenzione efficace: «Come insegnante - racconta Lina Bonatesta, docente di lingue - mi sento responsabile di non essermi accorta di quanto stava accadendo, perché in classe affrontiamo spesso queste tematiche nell'ottica della prevenzione e nonostante ciò non siamo riusciti a evitarlo». A detta di alcuni professori che ieri sono tornati nella classe in cui si sono verificati i presunti episodi di bullismo, i compagni dei due protagonisti non sono sembrati particolarmente scossi: per loro si sarebbe trattato di un gioco da ambo le parti e anche per questo nessuno avrebbe sentito l'esigenza di denunciarlo a docenti o genitori. A loro parere, insomma, sarebbe stato montato un caso che va oltre quello che è successo. Anche il preside avrebbe preferito un minore clamore mediatico.

I ragazzi delle altre classi sembrano avere le idee più chiare: «Speriamo che il colpevole venga bocciato», dice senza mezzi termini uno studente che frequenta il secondo anno. In classe si è parlato molto di quanto accaduto e i ragazzi, almeno a parole, sembrano sapere bene cosa fare: «Bisogna parlare con gli adulti - dice uno di loro - con i genitori o con i prof. Nella nostra classe non ci sono problemi di questo tipo, però credo che l'amico della vittima abbia fatto bene a dire tutto alla madre. Lo ha fatto per aiutarlo».
Una docente che preferisce rimanere anonima ha raccolto l'esigenza dei ragazzi di parlare e ha riflettuto con loro sul tema dell'autostima: «Mi è sembrato - ha poi raccontato - che i ragazzi fossero sinceramente dispiaciuti per quanto accaduto e si sono tutti dissociati da ogni tipo di comportamento violento. Però poi, di fatto, queste cose accadono, e questo deve far riflettere».

Il dibattito. Il caso ha imposto anche ai genitori dei ragazzi del Fermi di farsi alcune domande sull'educazione da impartire ai propri figli. Il bullismo è un fenomeno che preoccupa: «Bisogna stare sempre all'erta - dice una mamma - e cogliere i segnali che lanciano i ragazzi anche quando parlano. Spaventati si è sempre e ci vuole un po' di attenzione in più anche da parte dei genitori dei presunti bulli. Certo, sarebbe d'aiuto la presenza di uno psicologo a scuola, perché la vittima, ma anche l'aggressore hanno bisogno di essere seguiti». Un'altra mamma si dice molto scossa da quanto letto sui giornali: «Mia figlia è stata vittima di bullismo quando era alle elementari - ha detto - e abbiamo sofferto molto. Sapere che anche in questa scuola siano successi fatti così gravi ci mette molta agitazione. Ne parleremo a casa, anche se so che i miei figli mi informerebbero subito di eventuali disagi». Anche un papà che aspetta il figlio all'uscita di scuola è preoccupato e si interroga sul ruolo del genitore: «Non si deve essere troppo permissivi con i figli, ma nemmeno troppo rigidi. Il mestiere di genitore è difficile, si impara strada facendo ed episodi come questo ci fanno chiedere se il lavoro che stiamo facendo con i nostri ragazzi faccia crescere persone equilibrate e sane».

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