Attese lunghe oppure l’unica alternativa è pagare di tasca propria. Questa la scelta che si vedono proporre le persone che vanno ai Cup (Centri unici di prenotazione)...
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La decisione è frutto della volontà della Asl di acquistare le prestazioni di cui ha maggior bisogno e, se le prenotazioni si allungano, al momento della firma del contratto non si possono scelte mirate. Un ragionamento che fila sulla carta, ma che si scontra con la realtà vissuta da chi ha bisogno di fare un esame. L’altra faccia della medaglia? Cresce il numero di persone che decide, nonostante la crisi economica, di stringere la cinta e pagare gli esami. Il problema più serio, infatti, è – come al solito – per Tac e risonanze per eseguire le quali i cittadini pagano rivolgendosi in maniera massiccia anche agli studi non convenzionati. Sia quel che sia, la musica è pagare e certo i privati accreditati non vedono di buon occhio il blocco delle prenotazioni.
«La farraginosità delle norme regionali, che comunque si sarebbero potute già modificare, giustifica il ritardo – spiega Piero Quarta Colosso, dell’omonimo studio radiologico – ma ci sono numerose sentenze amministrative e leggi regionali che stabiliscono come in attesa del nuovo contratto continui a valere quello dell’anno precedente, oltre a vietare le liste chiuse. Questo, naturalmente, per non interrompere la continuità della prestazione sanitaria». Per farla breve la Asl non può mettere paletti alla prenotazione di visite ed esami.
Antonio Sanguedolce, direttore sanitario della Asl di Lecce, spiega le ragioni che hanno spinto l’azienda allo stop delle prenotazioni e annuncia una proroga al blocco che si sposta al 31 maggio. È la notizia dell’ultima ora: la lettera sarà inviata ai Cup aziendali nei prossimi giorni, ma Sanguedolce preannuncia già la decisione dell’Asl. «Le strutture private sono di supporto al pubblico per l’abbattimento delle liste d’attesa – puntualizza il dirigente – e proprio per questo a dicembre abbiamo incontrato gli erogatori per spiegare l’esigenza dell’azienda di mirare l’acquisto di esami indirizzandolo a quelli che registrano tempi d’attesa più lunghi. Potremmo avere meno bisogno, ad esempio, di radiografie e più risonanze alla colonna vertebrali. Per questo l’ufficio Convenzioni ha dato indicazione di non prenotare oltre il 31 marzo per evitare di doverci adeguare a quello che viene prenotato tramite Cup, senza poter fare scelte più calibrate. Questo avviene in concomitanza con la firma del contratto che è preceduto da operazioni complesse – afferma il direttore sanitario – per determinare il reale fabbisogno. Per contenere il disagio dei cittadini nei prossimi giorni partirà, dall’ufficio Convenzioni, una lettera per autorizzare le prenotazioni sino al 31 maggio».
Certo è che una donna, ieri mattina, si è sentita rimandare a giugno 2017 per una tac e l’Ares, a ottobre 2015, certificava che nella Asl di Lecce si devono aspettare 211 giorni per una mammografia, 135 per un’ecografia capo e collo, 125 giorni per i tronchi sovra aortici, 199 giorni per un’ecografia ostetrica o ginecologica, 151 giorni per un esame audiometrico. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia