«Procreazione assistita, richieste false di rimborso»: Nardò, medico a processo

Il Tribunale di Lecce
Sarà il processo al via il 2 febbraio dell'anno prossimo a  stabilire se è vero che il dottore Pierpaolo Losavio, 66 anni, di Nardò, abbia presentato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Sarà il processo al via il 2 febbraio dell'anno prossimo a  stabilire se è vero che il dottore Pierpaolo Losavio, 66 anni, di Nardò, abbia presentato fra l'aprile del 2020 e luglio dell'anno scorso, 39 richieste per attestare di avere effettuato procedure di procreazione assistista che - secondo l'accusa - non furono invece mai effettuate. L'importo richiesto all'Asl è stato quantificato in poco più di 39mila 350 euro, dall'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Vallefuoco, con i finanzieri della sezione di polizia giudiziaria diretti dal tenente colonnello Francesco Mazzotta.

L'udienza preliminare

Falso e truffa, le ipotesi di reato contestate all'imputato nelle vesti  di responsabile di laboratorio Pma (procreazione medicalmente assistita)  di Nardò e di titolare del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa con la Asl. Accuse che dovranno essere vagliate con il dibattimento in aula davanti alla giudice della prima sezione penale, Maria Francesca Mariano, ha stabilito la gup Simona Panzera accogliendo la richiesta di rinvio a  giudizio della Procura e rigettando l'istanza di non luogo a procedere dell'avvocato difensore Andrea Bianco. L'Asl si è costituita parte civile con l'avvocato Alfredo Cacciapaglia insieme con il responsabile del centro Pma di Nardò, Ezio Tricarico,  assistito dall'avvocatessa Francesca Conte.

Restituzione a rate

Il processo dirà se vero che l'imputato abbia apposto la firma falsificando quella di Tricarico ed usando il suo timbro per ottenere quei 39mila 350 euro che l'Asl ha erogato e che ora sta recuperando con una rateizzazione di poco più di 1.000 euro al mese.

La denuncia

A dare il via all'inchiesta è stata la denuncia presentata da Tricarico in Procura, come pure all'allora direttore generale della Asl, Rodolfo Rollo; al direttore sanitario, Roberto carlà; ed al direttore del distretto sanitario di Nardò, Oronzo Borgia. Per segnalaree di essersi accorto casualmente che, era il 6 agosto dell'anno scorso, sulla sua casella di posta elettronica risultava una corrispondenza per richieste di pagamento di prestazioni a lui sconosciute.

Prestazioni con il laboratorio chiuso

Le prima a marzo 2020, quando il Pma di Nardò era chiuso (la pandemia da coronavirus si stava diffodendendo a macchia d'olio). Inoltre Tricarico fece presente che il timbro e la firma non fossero suoi e che sarebbe bastato un rapido sguardo per accorgersi che fossero sempre identici. Come una fotocopia.

Presunzione di innocenza

Opera del dottore Losavio? Dovranno stabilirlo i tre gradi di giudizio, sino a sentenza definitiva vale la presunzione di innocenza.

Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia