Profilo falso con video hard: salentina fa causa a Facebook

Mark Zuckerberg
Un profilo con il suo nome, creato da un uomo con il quale ha avuto una relazione e che su quel profilo ha postato foto e video hard di cui lei è stata protagonista. Per...

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Un profilo con il suo nome, creato da un uomo con il quale ha avuto una relazione e che su quel profilo ha postato foto e video hard di cui lei è stata protagonista. Per questo motivo, una donna salentina ha denunciato Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, tutti gli amministratori e i legali rappresentanti del social network più utilizzato al mondo, oltre che l'uomo campano creatore del profilo falso.

I fatti. Nel 2014, la donna – che chiameremo Laura per tutelarne la privacy - ha sporto denuncia contro V.V. Nell'esposto è scritto che l'uomo avrebbe “attivato un profilo Facebook con le generalità della querelante, sul quale poi ha provveduto a caricare, rendendole visibili a una generalità indeterminata di persone, immagini dallo spiccato contenuto pornografico ritraenti la donna, chiaramente riconoscibile, nell'ambito di rapporto sessuali” con lo stesso V.V.
Dopo perquisizioni e sequestri, il 14 novembre scorso, il procedimento affidato al pm Roberta Licci è arrivato a giudizio. E il giudice della prima sezione del Tribunale di Lecce, Alessandra Sermarini ha stabilito che quello salentino non è il tribunale competente, trasferendo tutti gli atti alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, nel napoletano, dove pochi mesi fa una giovane donna, Tiziana Cantone, si è impiccata per una storia molto simile a quella raccontata nella denuncia di Laura. Anche in quel caso, infatti, video e foto hard di Tiziana sono finite su Facebook, poi su Youtube, dove hanno continuato a circolare nonostante le denunce presentata dalla 33enne che, esasperata, alla fine ha scelto di togliersi la vita.
Pochi giorni dopo l'udienza del 14 novembre scorso e la decisione del giudice di trasferire il procedimento in Campania, il profilo fake abbinato al nome di Laura è stato riattivato, “con identificativo identico a quello ravvisato dalla polizia postale” è scritto nell'integrazione alla denuncia del 2014, presentata dall'avvocato Giancarlo Sparascio che difende la donna. Su quel profilo, che dopo le indagini degli agenti di Napoli e di Lecce era stato rimosso, oltre ai dati personali di Laura, “è nuovamente presente un’immagine di nudo, nella sicura disponibilità di V.V., che, verosimilmente, ha provveduto a riattivare il profilo in questione al fine di perpetuare ed approfondire le condotte criminose poste in essere in precedenza”.

Ansia, angoscia e vergogna sono diventate tali “da accrescere i propositi di suicidio” di Laura, avverte l'avvocato Sparascio, che questa volta, su mandato della donna, ha denunciato anche Zuckerberg e Facebook. Il miliardario padre del social network, infatti, secondo Laura e il suo avvocato “ha concorso mediante omissione alle condotte sin qui poste in essere, ivi comprese le lesioni gravi o come conseguenza di altro delitto, in considerazione delle seguenti deduzioni”. Perché Facebook avrebbe dovuto verificare che l'identità di chi ha aperto quel profilo corrispondesse alle generalità indicate all'atto dell'iscrizione, per tutelare “interessi di rango costituzionale di protezione di beni giuridici quali, su tutti, la dignità e la vita umana”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia