“No Tap, con ogni mezzo necessario”. Detto. E, da parte di qualcuno, fatto. Quasi raccogliendo la chiamata alle armi lanciata nei giorni scorsi con uno striscione...
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Tornando al raid della notte scorsa. In un altro manifestino, invece, si legge: “Come ci si sente a non poter entrare a casa propria?”, chiaro riferimento all’ultimo mese di accesso interdetto alla popolazione e agli attivisti all’interno della “zona rossa” istituita dalla Prefettura di Lecce attorno al cantiere del gasdotto nelle campagne tra Melendugno e San Foca.
Oltre ai carabinieri sono stati informati dell’accaduto anche gli investigatori della Digos. Va da sé che non si tratta del primo episodio ai danni di una sede Pd del Salento. Soltanto il circolo martanese del partito era già stato preso di mira altre due volte, con analoghe incursioni. Il 17 novembre scorso una analoga irruzione era stata portata a compimento nella sede provinciale di Lecce del partito Democratico. Stessa sorte è toccata alla sede del Partito democratico di Carpignano Salentino. E sotto tiro non solo il Pd.
Nel maggio scorso, infatti, una molotov fu fatta esplodere lungo la provinciale Carmiano-Novoli, nel recinto dell’azienda Mello: impresa che in quel periodo si era occupata del trasferimento degli ulivi dal cantiere al sito di stoccaggio. Ma anche altri sono stati ultimamente gli obiettivi: dal professore Ferdinando Boero, docente di Zoologia e Biologia marina all’Università del Salento, bersaglio di scritte sui muri dell’UniSalento (“ecoterrorista”, “complice” e “servo” di Tap) apparse dopo che il docente aveva firmato un intervento su Quotidiano - in una pagina di dibattito accanto a quello del sindaco di Melendugno, Marco Potì - in cui spiegava le sue posizioni. Scritte, insulti, imbrattamenti: un’escalation di intimidazioni, dunque, messa in atto dalla frangia più “dura” degli attivisti “No Tap”. Il messaggio. “No al gasdotto”, “con ogni mezzo necessario”, appunto. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia