Pd nel mirino dei No Tap: nuovo raid intimidatorio

Pd nel mirino dei No Tap: nuovo raid intimidatorio
di Nicola QUARANTA
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Domenica 17 Dicembre 2017, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 17:41

“No Tap, con ogni mezzo necessario”. Detto. E, da parte di qualcuno, fatto. Quasi raccogliendo la chiamata alle armi lanciata nei giorni scorsi con uno striscione apparso presso l’Università degli studi Bologna e postato tra gli attivisti salentini del movimento in lotta contro il gasdotto a San Foca, ignoti la notte scorsa hanno preso di mira, ancora una volta, un circolo locale del Partito Democratico. Stavolta sotto tiro la sede della sezione di Martano. Una frangia di attivisti No Tap ha deturpato la vetrina esterna della sede dei Democratici, in via Roma, con scritte fatte con bombolette spray e insulti contro il partito accusato di essersi “venduto” e di sostenere la realizzazione del gasdotto Tap, definita un’opera illegittima. Altre scritte sono comparse anche sulle locandine, affisse all’esterno della sede Pd e in diverse zone del Paese, che annunciavano l’arrivo nel pomeriggio di ieri del viceministro dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, per uno scambio di auguri. Incontro che alla fine, su volontà del segretario cittadino Francesco Vitto e della stessa viceministra, si è svolto regolarmente nella sede del partito. Mentre all’esterno una ventina di militanti “No tap” hanno manifestato il loro dissenso ed accolto con cori e striscioni l’arrivo della Bellanova: “Il Salento non è con te”, hanno scritto e urlato. Sino al lancio di uova, a cerimonia conclusa: «Terminato l’incontro siamo stati costretti ad allontanarci dalla sede, per scongiurare ulteriori disordini. Temo ulteriori azioni. Ma non saranno le minacce a impedirci di esprimere il nostro pensiero», spiega Vitto, al culmine di un fine settimana ad alta tensione a Martano, a partire dal raid notturno: denunciato ai carabinieri che hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza della sede del partito e dislocate in altre parti del paese. La porta d’ingresso del sede Pd è stata forzata con un calcio. Dopo aver danneggiato, cementandola, la serratura, gli attivisti hanno rivendicato e firmato il gesto, affiggendo un paio di volantini. Il primo con su scritto: “Il vostro partito sostiene un’opera che legittima le Forze dell’Ordine alla repressione. Noi siamo legittimati ad abbellirvi la sede”. Il secondo: “Voi brindate con chi ci ha venduti a Tap noi brinderemo quando Tap sparirà”. Chiaro il riferimento alla viceministra, espressione di quel Pd additato dagli attivisti come “traditore della terra natia e delle popolazioni residenti” e attaccata in prima persona nei giorni scorsi anche dal sindaco di Melendugno, Marco Potì: «non mi/ci rappresenta».
Tornando al raid della notte scorsa. In un altro manifestino, invece, si legge: “Come ci si sente a non poter entrare a casa propria?”, chiaro riferimento all’ultimo mese di accesso interdetto alla popolazione e agli attivisti all’interno della “zona rossa” istituita dalla Prefettura di Lecce attorno al cantiere del gasdotto nelle campagne tra Melendugno e San Foca.
Oltre ai carabinieri sono stati informati dell’accaduto anche gli investigatori della Digos. Va da sé che non si tratta del primo episodio ai danni di una sede Pd del Salento. Soltanto il circolo martanese del partito era già stato preso di mira altre due volte, con analoghe incursioni. Il 17 novembre scorso una analoga irruzione era stata portata a compimento nella sede provinciale di Lecce del partito Democratico. Stessa sorte è toccata alla sede del Partito democratico di Carpignano Salentino. E sotto tiro non solo il Pd.

 
 
Nel maggio scorso, infatti, una molotov fu fatta esplodere lungo la provinciale Carmiano-Novoli, nel recinto dell’azienda Mello: impresa che in quel periodo si era occupata del trasferimento degli ulivi dal cantiere al sito di stoccaggio. Ma anche altri sono stati ultimamente gli obiettivi: dal professore Ferdinando Boero, docente di Zoologia e Biologia marina all’Università del Salento, bersaglio di scritte sui muri dell’UniSalento (“ecoterrorista”, “complice” e “servo” di Tap) apparse dopo che il docente aveva firmato un intervento su Quotidiano - in una pagina di dibattito accanto a quello del sindaco di Melendugno, Marco Potì - in cui spiegava le sue posizioni. Scritte, insulti, imbrattamenti: un’escalation di intimidazioni, dunque, messa in atto dalla frangia più “dura” degli attivisti “No Tap”.
Il messaggio. “No al gasdotto”, “con ogni mezzo necessario”, appunto.

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