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Due condanne a una pena di 11 anni e sei mesi di reclusione, per omicidio colposo e riduzione in schiavitù, sono state invocate dal pm Francesca Miglietta, nelle fasi finali del processo sulla morte di un migrante, a Nardò, secondo l'accusa sottoposto a sfruttamento. I due imputati, dinanzi alla Corte d'Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano) sono Giuseppe Mariano, di Porto Cesareo, datore di lavoro e titolare di fatto di un'azienda agricola e Elsalih Mohamed conosciuto con il nome di Sale, indicato come l’effettivo reclutatore della manodopera straniera.
Ritmi sfiancanti
Secondo quanto emerse dalle indagini la vittima, il 47enne Muhamed Abdullah, addetto alla raccolta di pomodori, era fra coloro che venivano sottoposti a ritmi sfiancanti per 10-12 ore di seguito.
Le parti civili
Sono parti civili la moglie e la figlia della vittima, con l’avvocato Cinzia Vaglio. Ed anche due delle aziende che acquistavano i pomodori raccolti nell’azienda di Mariano: Mutti e Cirio che nel processo in aula saranno rappresentate dagli avvocati Anna Grazia Maraschio e Vincenzo Muscatello.
Parti civili anche la Cgil (avvocato Viola Messa) e dal “Centro internazionale dei diritti umani” (avvocati Cosimo Castrignanò e Paolo D’Amico).
Quotidiano Di Puglia