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Minaccia moglie e figli per quasi due anni prima di essere arrestato lo scorso 17 agosto. La donna, difesa dall’avvocato Serena Pisa, stanca di subire continue vessazioni, si è recata alla locale stazione dei carabinieri per denunciare l’ex marito, un uomo di 47 anni, nei confronti del quale è stata emessa un’ordinanza di arresto. Il 47enne, originario di Casarano e residente a Taurisano, si trova ora ai domiciliari con braccialetto a carico ed è difeso dagli avvocati Luigi Rella e Mario Urso. Il giudice per le indagini preliminari ha emesso un decreto di giudizio immediato che si celebrerà il prossimo 2 novembre, presso la prima sezione penale del Tribunale di Lecce in viale De Pietro. Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori pluriaggravati ai danni della donna e dei figli, due dei quali minorenni.
Non aveva accettato la fine del matrimonio
L’uomo non aveva accettato la fine del matrimonio e la separazione dalla moglie avvenuta nell’agosto 2020.
"Vi brucio vivi"
Il 47enne, avrebbe insistito con atteggiamenti persecutori, messaggi e audio e vere e proprie aggressioni verbali con pedinamenti e gravi minacce di morte nei confronti di madre e figli. La situazione è esplosa poco prima dell’arresto quando ha minacciato di “bruciare viva la donna”. Pesanti i messaggi nei confronti dell’ex moglie definita “zingara, morta di fame e miserabile” e quelli indirizzati alla figlia di 11 anni a cui rivolgeva frasi come “trovati un papà nuovo”, “per me sei morta”, “non sei figlia mia e chissà di chi sei figlia”, “vengo anche dalla nonna”. Ancora più duro l’atteggiamento nei confronti del figlio 15enne. In un vocale indirizzato al minore avrebbe affermato che “si sarebbe procurato una pistola per sparare in bocca alla madre” e ancora, “che avrebbe preso una tanica di benzina per bruciare tutta la famiglia”. Questi episodi hanno creato un forte stato di agitazione nel nucleo famigliare e nella vita dei ragazzi e della donna perseguitata. Ora il 47enne agli arresti domiciliari dovrà affrontare un processo penale e subire la misura restrittiva imposta dal giudice.
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