Un patrimonio milionario fatto di palazzi, terreni, depositi bancari, conti correnti ed il contenuto di una cassetta di sicurezza che non è stato possibile quantificare, ha...
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È l’accusa formulata dal pubblico ministero Carmen Ruggiero al termine delle indagini condotte con i finanzieri della sezione di polizia giudiziaria distaccata in Procura e che si è basata anche sulla consulenza dello psichiatra Domenico Suma sulle capacità di intendere e di volere della madre e del padre delle tre sorelle, l’ex cardiologo Roberto Licastro Scardino e la moglie Fernanda Portaccio, al momento in cui disposero gli atti di donazione del patrimonio familiare.
L’inchiesta ha avuto un risvolto imprevisto per l’ex parlamentare: fu lei a dare l’incipit agli accertamenti che poi, strada facendo, hanno riguardato anche il ruolo che avrebbe avuto nella divisione dei beni dei suoi genitori. Tre anni fa presentò un esposto in Procura con l’avvocatessa Cinzia Perrone, tuttavia gli approfondimenti chiesti dal pubblico ministero Ruggiero, sollecitati dal legale delle sorelle, l’avvocato Ladislao Massari, ed eseguiti dai finanzieri diretti dal tenente colonnello Francesco Mazzotta, hanno fatto ritenere che fosse responsabile della stessa accusa contestata alle sorelle: le movimentazioni di denaro, in particolare, hanno indicato prelievi anche della stessa ex parlamentare nell’arco di tempo in cui i genitori non sarebbero stati in grado di comprendere l’importanza e il peso di certe azioni. Accusa, quella di circonvenzione di incapace, che al momento è solo quella degli inquirenti, in attesa del contraddittorio, del vaglio di un giudice e delle sentenze degli eventuali processi.
Le indagini chiuse nei giorni scorsi sostengono che Simonetta Licastro Scardino abbia ricevuto dai genitori poco più di 670mila euro con due bonifici risalenti all’estate del 2009. Per le due sorelle la cifra quantificata dagli inquirenti è stata di 451mila euro a testa, con versamenti dal conto dei genitori effettuati a partire da giugno del 2009 e proseguiti fino alla fine del 2011 con altre quattro tranche.
Gli accertamenti bancari hanno riguardato anche lo svuotamento di una cassetta di sicurezza tenuta dai genitori delle tre sorelle indagate, nella stessa banca dove avevano i conti correnti da cui sono partiti i bonifici a favore delle figlie. Ad ogni modo l’istituto di credito non è stato in grado di stabilire cosa contenesse quella cassetta di sicurezza e chi si prese il contenuto. Unica indicazione utile all’inchiesta è che nello stesso giorno furono anche smobilizzati i titoli del conto dei due coniugi.
Ora, ad indagini chiuse le difese, l’avvocato Massari per Francesca e Valeria Scardino, l’avvocatessa Perrone per l’ex parlamentare, potranno presentare memorie o chiedere gli interrogatori per fornire eventualmente una prospettazione diversa della vicenda. Fermo restando che se Simonetta Licastro Scardino dovesse ritirare l’esposto si andrebbe verso l’archiviazione: la circonvenzione di incapace è procedibile solo su querela di parte e non d’ufficio. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia