Da un materiale umile come la carta possono prendere vita opere d’arte, destinate a durare nel tempo. È questa la magia secolare della cartapesta, il motivo per cui...
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Il taglio del nastro, come di consueto, lo scorso 7 dicembre, anche alla presenza del sindaco di Lecce Paolo Perrone e dell'assessore alla Cultura Luigi Coclite, che hanno voluto stringere la mano a questi artigiani dei sogni.
Completamente autodidatta è, invece, Dario Gelsomino, anche lui leccese, di 35 anni. «Sono già otto o nove anni – dice – che espongo le mie opere in questa fiera e quest’anno ho realizzato il quadro che riproduce tutta la facciata di Santa Croce in cartapesta». A scuola, Dario era appassionato di disegno e tecnica, poi ha incontrato la cartapesta e ha iniziato a fare, prima di tutto, i presepi. «Quando ho deciso di realizzare Santa Croce, non sapevo se ci sarei riuscito. Ho provato e ho visto che veniva bene». Il sogno di Dario ha un sapore antico. «Magari – conclude – riuscissi ad aprire una mia bottega».
Come ha fatto Dante Vincenti, uno degli artisti leccesi della cartapesta. La sua bottega si trova in via D’Amelio e lui realizza presepi, pupi e opere in questo materiale povero da quarant’anni. «Avevo otto anni quando ho partecipato – racconta – al mio primo concorso di presepistica a Roma, vincendo il primo premio assoluto con un presepe in plastilina. Trentacinque anni fa, poi, ho cominciato ad utilizzare la cartapesta e non ho più smesso. Fra i miei maestri c’è stato Pietro Indino». Quest’anno, Vincenti propone alla fiera – alla quale non manca mai da 18 anni – una natività incastonata in un albero d’ulivo, con i vari personaggi che emergono dai rami e dal tronco. Un’altra natività simile è esposta alla Mostra Internazionale di Arte Presepiale di Bergamo. «Adesso io faccio solo ulivi, forse sono l’unico al mondo, da cui nascono le forme. È tutto un unico corpo di carta, che viene lavorata e poi focheggiata con attrezzi molto piccoli che mi sono fatto da solo, perché fossero in grado di realizzare le pieghette. Con la stessa tecnica, con le figure che escono dai tronchi, ho realizzato anche Cristo in croce, la nascita di Eva, Apollo e Dafne». Sopra ogni opera, c’è un ciuffetto di foglie. «È simbolico: vuol significare la speranza. Anche se da noi abbiamo problemi grandissimi – conclude il maestro cartapestaio – l’ulivo è una pianta molto forte. Pure se la tagli, ricresce sempre». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia