Da Lecce a Tokyo passando per New York: gran successo per IJO'design, la moda del lusso che parla (e veste) sostenibile

Da Lecce a Tokyo passando per New York: gran successo per IJO'design, la moda del lusso che parla (e veste) sostenibile
Moda di lusso sostenibile dal 2000: da quando cioè parlare della necessità di rispettare l’ambiente anche producendo fashion equivaleva ad essere guardati come...

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Moda di lusso sostenibile dal 2000: da quando cioè parlare della necessità di rispettare l’ambiente anche producendo fashion equivaleva ad essere guardati come marziani. Oggi che invece l’argomento si mostra in tutta la sua urgenza IJO'design, brand salentino che nasce da un matrimonio particolarmente riuscito tra la tradizione dell’artigianato tessile di qualità del Salento e l'innovazione del design contemporaneo, è già avanti. Non a caso sfilerà dal 6 all’8 luglio per Moda Italia - selezionato dall’Ice - al Belle Salle Shibuya Garden di Tokyo, dopo aver partecipato nelle scorse settimane alla fiera virtuale “Coterie” di New York: fashionweekdaily.com/five-things-to-know-about-made-in-italy-brand-ijo-design/ per leggere ciò che la rivista “NY Daily” ha scritto al riguardo.

 

L'idea

 

Un forte orientamento alla sostenibilità guida infatti il marchio sin dai primi passaggi produttivi: “Nei nostri laboratori utilizziamo vecchi telai per tessere a mano fibre naturali biodegradabili, impiegando esclusivamente filati certificati”, spiega la designer Annalisa Surace. Il resto lo fanno uno stile minimalista ispirato all'architettura, una continua ricerca sul design del tessuto, l’alta qualità dei materiali impiegati e artigiani di prima scelta, “e naturalmente i nostri valori di produzione etica e rispetto dell'ambiente”.

L’ultima “capsule collection” è un inno alla rinascita: si chiama “épanoui” e racconta il rifiorire della creatività del brand dopo i mesi di pandemia, viaggiando nel tempo e col tempo: «Lunghi abiti realizzati interamente a mano al telaio antico raccontano con minimale eleganza il percorso verso la luce della designer Annalisa Surace», raccontano infatti dal brand, conciliando i nuovi fronti tematici aperti dalla pandemia e il lusso sostenibile: «Abbiamo scelto di recuperare tutti i piccoli scarti di preziosi tessuti che nel corso degli anni avevamo conservato: sono diventati la materia prima con cui creare la nostra nuova capsule collection», racconta la designer. Ma non è l’unico impegno del momento, per il brand salentino, che sovraintenderà alla formazione di soggetti fragili come donne che hanno subito violenza e migranti, curando anche gli aspetti di design ed innovazione del prodotto in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell'innovazione di Unisalento, del progetto “TeDesLab Weave- Mani che si intrecciano”, promosso dalla Fondazione con il Sud e pensato per valorizzare la tessitura tradizionale e a rischio oblio del “fiocco leccese”.

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Quotidiano Di Puglia