Magistrate minacciate, nuove frasi in aula: «Non finisce così». C'è l'aggravante mafiosa

La gip Maria Francesca Mariano
Ancora minacce, in videoconferenza: minacce contro la gip di Lecce, Maria Francesca Mariano, con la conferma dei propositi nefasti già rivelati (e non solo) contro la pm...

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Ancora minacce, in videoconferenza: minacce contro la gip di Lecce, Maria Francesca Mariano, con la conferma dei propositi nefasti già rivelati (e non solo) contro la pm della Dda, Carmen Ruggiero. Entrambe sono sotto scorta dalla scorsa estate. 


Pancrazio Carrino, l’uomo di San Pancrazio Salentino finito a processo, a Potenza, per le intimidazioni rivolte alla giudice ha ripreso la parola dopo che nell’udienza predibattimentale in cui si doveva discutere della proposta di patteggiamento a otto mesi, da sostituire con lavori di pubblica utilità, la Procura ha fatto un passo indietro. 

Revoca del patteggiamento 

Ritenuta non congrua la pena, rispetto ai fatti da considerare, per di più - sempre secondo l’accusa - aggravati dal metodo mafioso, avendo avuto origine in un contesto di quel genere, nell’ambito di una inchiesta sulla Scu. Come si diceva, l’udienza si è celebrata a Potenza, dinanzi al giudice monocratico, martedì scorso. La contestazione riguarda quanto accadde lo scorso agosto in danno della gip Mariano. Secondo quanto ricostruito Carrino consegnò nelle mani di un agente della polizia penitenziaria un punteruolo e un foglietto scritto di suo pugno da recapitare alla giudice, colpevole di aver disposto nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere. Carrino non minacciò soltanto Mariano, ma anche cinque agenti della penitenziaria: il 30 agosto, non voleva rientrare in cella dopo l'ora d'aria. Nel cortile del penitenziario di Lecce, brandì un oggetto contundente col chiaro intento - secondo l'accusa - di costringerli "a omettere atti inerenti il loro ufficio" e cioè obbligarlo a tornare dietro le sbarre. Del giorno successivo, 31 agosto, il pizzino e il puntuerolo destinati a Mariano. Quest'ultima, a inizio febbraio, ha trovato nei pressi della porta di casa sua una testa di capretto mozzata, tagliata in due, accompagnata da coltello e messaggio minaccioso (anche su quest'episodio indaga la Procura di Potenza, ma non è contestato in questo procedimento).
La Procura e la difesa dell’imputato, sostenuta dall’avvocato Valentina Aragona, avevano raggiunto un accordo per il patteggiamento. Una volta in aula, il pubblico ministero della Dda di Potenza ha revocato il consenso al patteggiamento.

Le dichiarazioni spontanee

Carrino ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee nel corso delle quali, a quanto si apprende, ha ribadito che nelle sue intenzioni c’era quella di uccidere il pm Carmen Ruggiero (dopo essere stato arrestato con altri 20 indagati il 19 luglio 2023 nell'ambito del blitz "The Wolf" - eseguito dai carabinieri per sgominare il clan Lamendola-Cantanna egemone nel traffico di droga nel Brindisino - finse di pentirsi per avere l'opportunità d'incontrarla faccia a faccia e accoltellarla, proposito fortunatamente sventato). 
E che anche con il giudice Mariano, «Non sarebbe finita così», facendo intendere di voler agire una volta riconquistata la libertà. Il pm ha chiesto copia del verbale d’udienza, proprio per avere contezza formale delle ulteriori minacce, tali sono state ritenute, ed eventualmente procedere. 


Mariano non si è costituita parte civile, è persona offesa, ma il suo legale era presente in udienza. A battere cassa, ci penserà eventualmente nella prossima udienza l’Avvocatura dello Stato per il ministero della Giustizia.  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia