Lecce come Osaka: in un anno raddoppiati i ristoranti di sushi

Lecce come Osaka: in un anno raddoppiati i ristoranti di sushi
LECCE - Roland Barthes diceva che la cucina giapponese porta in tavola una tavolozza da cui le bacchette prelevano i singoli elementi intingendoli come pennelli nel colore....

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LECCE - Roland Barthes diceva che la cucina giapponese porta in tavola una tavolozza da cui le bacchette prelevano i singoli elementi intingendoli come pennelli nel colore. Un’immagine culturalmente distante dall’aggressione di coltello e forchetta, le nostre posate-armi con cui assalire il cibo nei piatti fino a ridurlo a brandelli. Difficile trovare similitudini troppo credibili con la tradizionale frisa salentina, capace di accogliere infiniti colori e sapori senza che il metallo ne contamini il frugale cerimoniale, eppure a Lecce e quindi nel Salento il giapponese è ormai un segmento fondamentale del mercato e i ristoranti che preparano sushi sono schizzati ben oltre la media di altre città e sopratutto sono sempre pieni.

Dopo le abbuffate di carne e bombette, frittini e pizza, l’esotica e un tempo poco accessibile fascinazione di sushi, sashimi, zuppe di miso e tempure, ha insomma fatto breccia anche nel cuore dei salentini, ben disposti a cedere un po’ della veracità brandizzata di “pittule” e pezzetti di cavallo per uscite a cena più misurate e se vogliamo più eleganti, ovviamente a patto di non esagerare. Ma se all’inizio i ristoranti che preparavano sushi erano una felice novità, ora i numeri fanno paura: con i suoi 90mila abitanti, infatti, Lecce conta ben 11 ristoranti giapponesi, che diventano 12 se si conta il bar “300 mila” di piazza Mazzini dove un ottimo sushi è sbarcato prima nell’aperitivo e poi a pranzo e cena già da qualche anno. E 13 se si conta l'itali-giapponese in piazza Verdi.
Ad aumentare drasticamente il numero dei cultori di questa cucina è stato lo sbarco in massa del’ultimo anno, che ha raddoppiato in una manciata di mesi i "giapponesi di Lecce". Già perché al netto della formazione, di anagraficamente giapponese nelle cucine di questi ristoranti non c’è praticamente nessuno. E ora agli italiani, che prima di aprire i loro locali facevano lunghi viaggi iniziatici, si sono aggiunti i cinesi, certamente avvantaggiati dal punto di vista geografico e in parte culturale. 
La diffusione dei ristoranti giapponesi gestiti da cinesi ha varie anime, però, non tutte low cost. E se nella sola piazza Verdi ci sono due sushi a basso costo mentre un terzo ha aperto in via Foscarini, ci sono anche i ristoranti che mirano al medesimo target dei pionieri del sushi a Lecce: uno all’ingresso nord della città, che ha aperto lo scorso 7 marzo. E altri due sulla circonvallazione, nati in meno di un anno. Il fenomeno è talmente accentuato che anche i ristoranti cinesi, come lo Shangai all’obelisco hanno iniziato a preparare sushi, portando a tredici i locali che lo offrono. Un'esagerazione? Staremo a vedere. Ma intanto che la sushi-mania impazza, arriva una novità decisa a dimostrare che il Giappone ha ben altro da esprimere in termini culinari. Entro primavera all’imbocco di viale Lo Re aprirá infatti “Izakaya” e sarà un giapponese tradizionale. La firma è di Gianni Perrone, socio del Fusion, che è appena tornato da Tokyo con l’occorrente per il “robatamaki”, una sorta di barbeque tipico con cui promette di aprire a nuove frontiere il palato dei salentini. Anche grazie a una buona carta di sakè. 

Fugu, in principio fu Merine
Il primo vero ristorante giapponese di Lecce è nato in realtà a Merine, dove una decina di anni fa aprì il suo primo “Fugu” Ivan Scrimitore. Era appena tornato al Giappone e iniziò a preparare ottimo sushi, variando il menù con la cucina tailandese che resta una specialità di casa anche oggi che il ristorante ha una sede bellissima al primo piano di via Cesare Battisti e si affaccia sui viali cittadini.
Trovare un tavolo libero al Fugu non è affatto scontato e il target è piuttosto elevato anche se i prezzi non sono inaccessibili. In dieci anni di esperienza il ristorante non ha mai perso una virgola in qualità, anzi, e a febbraio ha aperto una nuova sede a Brindisi. Segno che nonostante i nuovi arrivati in città, il mercato non è saturo e la concorrenza non fa paura ai “vecchi”.

SushiSalento, la novità diventa cool
A contendere il primato temporale a Fugu c’è Sushi Salento, che nello stesso periodo aprì a Lecce sotto la guida di Andrea De Carlo. Anche lui tornava dall’estero e pensò che a Lecce, nei 2000 inoltrati, mancasse qualcosa: il sushi. Incontrò Giuseppe Pasquino, considerato da tutti il vero importatore del sushi nel Salento (lo preparava in eventi privati anche prima che aprissero i ristoranti), e misero su il localino in viale Lo Re. Fu un successo. Nel 2010 il locale è passato a Igor Napolitano, che gli ha dato un’impronta differente: la nuova sede in via Luigi De Simone poteva già contare su arredi ricercati e molto gusto, ma ora riaprirà dopo una nuova ristrutturazione interna.

Fusion, il minimal chic che conquista
A cambiare ancora le carte in tavola, sempre nel 2008, arrivò il “Fusion”. All’apertura di questo ristorante, sempre pieno anche nei normali giorni lavorativi, furono chiare due cose: che la geografia cittadina poteva modificarsi tranquillamente, inserendo un allora desertico tratto di viale Ugo Foscolo, sulla circonvallazione di Lecce, nella mappa irrinunciabile della movida salentina. E anche che se si doveva “giocare al Giappone” nel Salento ogni particolare aveva il suo peso: anche gli arredi minimali e i muri neri che introducono in questo budello che finisce nel giardino interno, la cucina a vista e l’ultima sala realizzata con le sedute interrate alla giapponese.

PlaySushi, anche la movida gioca asiatico
Come mettere insieme il centro storico leccese con le sue candide volte a stella e la tradizione giapponese? Ci ha pensato Maurizio Sacquegno, che nel 2012 aprì “Play Sushi”, localino bello e accogliente con wi-fi gratuito e una buona carta dei vini in piazzetta Regina Maria, all’ombra della chiesa di San Matteo.
Il quarto sushi di Lecce, sorto nel cuore della movida, decretava dunque che il fenomeno ormai c’era tutto e che soprattutto il mercato non era affatto saturo. Tuttavia oggi Play Sushi, che grazie al target giovane e alla posizione centralissima può tastare i gusti del pubblico in tempo reale, ha diversificato ancora la sua offerta, aggiungendo lo street food al menù (e al nome), con hamburger di carne e pesce, le jacked potatoes e anche il fish and chips.

Daiki, l'ex Equitalia cambia look
Il vero boom del giapponese a Lecce, però, lo si è visto con l’arrivo di Daiki, grande e luminoso ristorante giapponese che ha aperto circa un anno e mezzo fa in via Di Pettorano, scegliendo una postazione strategica tra centro e periferia. Proseguendo la strada tracciata da Fusion, anche Daiki ha segnato una inedita bandierina rossa sulla cartina geografica della città, stagliandosi nel buio serale di viale Leopardi, un tempo desolato, nella sua minimale contemporaneità che è riuscita a cancellare l’austerità dell’immobile, un tempo sede di Equitalia, di cui occupa l’intero piano terra. Diversamente dai suoi predecessori Daiki non ha potuto contare sull’effetto novità, ma la sua qualità e la cura dei dettagli ha comunque saputo conquistare il pubblico.
Miyaki, alla conquista dei viali
Quando si pensava che nulla potesse più accadere in materia di sushi e in una città piccola come Lecce, soprattutto fuori dal periodo e dal circuito prettamente turistico, le vie del gusto hanno saputo scovare un altro angolo per proporre cucina giapponese: quello tra via Lupiae e viale Leopardi, dove un tempo si vendevano tappeti e che da un giorno all’altro è invece diventato un nuovo giapponese: il Miyaki sushi restaurant, nato solo un paio di mesi fa ma già abbastanza affollato da capire che i leccesi apprezzano. La gestione del posto, come spesso accade, è cinese ma gli arredi portano dritti in Giappone, così come il menù che in quanto ad offerta non sembra avere nulla da invidiare ai “colonizzatori” del mercato salentino.

SushiTao, arriva la prima "catena"
Questa volta Lecce non è stata la prima sede per la società proprietaria di SushiTao, ultimo arrivato in città, che ha aperto i battenti lo scorso 7 marzo in via Francesco Calasso, all’ingresso nord del capoluogo salentino. SushiTao esiste infatti anche a Taranto e Bari. I proprietari vengono dalla Cina e il ristorante, che si sviluppa su due piani abbandonando l’immaginario minimale tipico del Giappone e virando sul tradizionale con tanto di hostess in kimono ad accogliere i clienti, può contare su uno staff numerosissimo, di cui fanno parte anche diversi ragazzi italiani. Una caratteristica non inedita ma fino a poco tempo fa piuttosto rara e a conferma dell’apertura alla città all’inaugurazione c’era anche il sindaco Paolo Perrone.
Okkaido, il low-cost dei giovanissimi
In piazza Verdi sono addirittura due i sushi bar che hanno aperto i battenti: il primo è Okkaido ed esiste da un anno e mezzo. Il posto è piuttosto spartano ma anche in un normale e piovoso giorno della settimana è affollato di clienti, soprattutto molto giovani. Merito anche dei prezzi molto contenuti, che ricalcano la politica dei ristoranti cinesi della zona (quelli di lusso sono infatti molto rari in Italia) rendendo accessibile a tutte le tasche anche un tipo di cucina considerata piuttosto cara, non fosse altro che per la necessità di garantire prodotti molto freschi, almeno per alcuni piatti.
Di fronte, però, si è recentemente convertito al sushi anche il “Verdi” che ora si chiama “Verdi italian japanese restaurant” e offre naturalemente anche sushi.

Jufu, il menù a 12 euro dell'all you can eat

Importazione per importazione, anche la formula “all you can eat”, letteralmente tutto ciò che puoi mangiare, che si usa da decenni negli Stati Uniti, sta conquistando Lecce, dove diversi esperimenti sembrano piacere ai clienti. In questo caso, però, la possibilità di risparmiare ha sposato il sushi. Ed ecco allora accontentati anche gli appassionati più golosi, decisi ad abbuffarsi di pesce crudo al modico prezzo di 12 euro a pranzo e 19.90 a cena. Bevande e dessert esclusi. Il posto si chiama Jufu e si trova in via Foscarini, alle spalle di Piazza Mazzini. Il ristorante, anche questa volta rigorosamente gestito da cinesi, si presenta piuttosto spartano negli arredi e nell’illuminazione ma i clienti non sembrano più di tanto preoccupati dal comfort e i tavoli all’interno sono quasi tutti occupati.
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Quotidiano Di Puglia