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Annullata l'interdittiva antimafia con cui la prefettura di Lecce consegnò la gestione della società La Sorgente di Taurisano ad un amministrattore ritenendo sussistente ed attuale il pericolo di infiltrazione e condizionamento di esponenti della Sacra corona unita.
Il nulla osta dei giudici
Quel pericolo non c'è, hanno stabilito i giudici della terza sezione del Consiglio di Stato (presidente Marco Lipari, estensiore Giovanni Pescatore) accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Gianluigi Pellegrino, Italia Mendicini, Pietro Quinto Quinto e Giovanni Colacurcio.
I sospetti del clan Scarlino
Spazzati via, dunque, i sospetti sulla influenza di vecchi e nuovi componenti del clan storico Scarlino.
La sentenza
L'unione sigillata dall'amministratrice Maria Grazia Santantonio con Roberto Scarlino, figlio del boss storico “Pippi, la circostanza che aveva indotto la prefettura a sostenere il pericolo di infiltrazione mafiosa. Circostanza tuttavia superata dai fatti, ha detto la sentenza: «Fatto è che, chiamati a rendere conto - dopo più di un decennio di regolare svolgimento dell'attività di impresa e di conseguenti liberatorie prefettizie - della eventuale persistenza a carico della società di elementi sintomatci della sua possibile interazione con contesti criminali, tutti i nuclei delle forze dell'ordine compulsati hanno positivamente dato atto della totale assenza di attuali fattori di controindicazione, sia direttamente a carico della persona giuridica, sia a carico dei suoi dipendenti e collaboratori».
La difesa
«La sentenza ha chiarito che La Sorgente sia una società sana, non condizionata da retaggi storici della criminalità», spiega l'avvocato Gianluigi Pellegrino. «Giusto che la prefettura abbia fatto i suoi accertamenti, ma oggi questa sentenza restituisce alla società una società sana ed impermeabile alle infiltrazioni criminali. E sancisce che una attività imprenditoriale non debba essere necessariamente vincolata ai legami di sangue di antica data»
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Quotidiano Di Puglia