Le prime sospensioni dal lavoro sono già arrivate. E i sindacati, uniti, hanno quindi scelto la strada dura, dichiarando lo stato di agitazione per l'intero comparto...
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Trattandosi del secondo provvedimento di questo tipo in pochi mesi (il primo ha colpito la Igeco ed è sub iudice, ndr), le altre imprese del comparto hanno scritto ai propri dipendenti chiedendo il certificato del Casellario giudiziale e quello dei carichi pendenti e annunciando provvedimenti disciplinari all'esito di una «attenta valutazione» di quelle carte. Stabilendo quindi una linea durissima che finirà per colpire anche chi, magari venti o 30 anni fa, ha commesso degli errori e pagato la propria pena, cercando ora di rifarsi una vita. Ed è proprio su questo che battono, oggi, i sindacati, sventolando la Costituzione repubblicana. «Chiediamo legalità e trasparenza per tutti i componenti della governance della filiera amministrativa e produttiva pubblica e privata e chiediamo che vengano garantiti e riaffermati i diritti sanciti dagli articoli 1, 3 e 27 della Carta costituzionale» scrivono infatti Fp Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil, Fiadel e Ugl.
La lettera è rivolta, oltre che al prefetto e alle altre istituzioni, alle imprese Monteco, Ecotecnica, Gial Plast, Bianco Igiene Ambientale, Igeco, Axa srl, Ambiente e Sviluppo scarl, Armando Muccio, Maglie Territorio Ambiente, Progetto Ambiente (nei tre bacini di riferimento), Emes srl, Coop Sud arl, Sud Gas, Icom srl, Ercav srl e Consorzio Gema scrl. Il rischio, insomma, è il blocco totale delle attività di raccolta: «Il prefetto ci ascolti». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia