Tommaso Montedoro, nuovo collaboratore di giustizia del Basso Salento che con le sue dichiarazioni sta facendo tremare la Scu salentina, ha confessato questa mattina due omicidi...
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Le rivelazioni sono arrivate durante l'udienza del processo con rito abbreviato dell'operazione Diarchia.
Montedoro, 42 anni, di Casarano, ha anche ammesso di essere stato autore dell'omicidio del macellaio Rosario De Salve, per il quale il 25 settembre scorso gli è stata confermata la condanna in Cassazione a 30 anni di reclusione.
Degli omicidi commessi a Brindisi ha parlato ricostruendo il rapporto con il mentore ed ex sodale Vito Di Emidio, detto "Bullone" e ritenuto il maggiore responsabile della Strage della Grottella, avvenuta tra Copertino e San Donato il 6 dicembre 1999 durante un sanguinoso attacco a un furgone portavalori della Velialpol.
Montedoro ha confessato al giudice per le indagini preliminari, Cinzia Vergine, di dovere a Di Emidio buona parte della sua "formazione criminale". Fece parte della banda sanguinaria che ammazzò due uomini a Brindisi ma in questo modo costruì attorno a sé una fama di criminale spietato che gli consentì di trattare alla pari con i clan della Sacra corona unita. Clan a cui non ha mai aderito, ha ribadito il collaboratore.
Tra le ammissioni anche quelle su due tentati omicidi: quello di Massimo Trovè e di Antonio Trinchese, avvenuti a Martano nel 1998.
Montedoro è stato ascoltato in videoconferenza nell'aula della corte d'Assise di Lecce dinanzi al gip Cinzia Vergine. Collegato dalla località protetta dove è detenuto, Montedoro ha risposto alle domande del procuratore aggiunto antimafia Guglielmo Cataldi e del sostituto Massimiliano Carducci, ribadendo il suo mancato coinvolgimento nell'omicidio di Augustino Potenza avvenuto a Casarano il 26 ottobre 2016 e nell'agguato a Luigi Spennato, avvenuto un mese dopo e di cui Montedoro è accusato di essere il mandante. Il 'pentitò ha confermato gli attriti con Potenza, suo ex socio in affari, sostenendo però di non avere mai avuto interesse ad eliminarlo e indicando (per averlo appreso da terzi) in Ivan Caraccio e altri i responsabili della trappola in cui Potenza é stato attirato e poi ucciso per ragioni legate al mondo della droga. Prossima udienza fissata per metà novembre. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia