C'è una rosa sul marciapiede, davanti alla porta d'ingresso della casa di Andrea Marti, al civico 18 di via Tevere, Cursi. Andrea non c'è più....
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In carcere, invece, è finito Roberto Pappadà, 57 anni, incensurato, ex operaio che dopo la morte della madre si occupava dell'assistenza della sorella disabile. Risponde di triplice omicidio premeditato, aggravato dai futili motivi, e di detenzione e porto di arma clandestina. Per qualcuno dei vicini, si tratta di una strage annunciata: nel quartiere tutti sapevano che Pappadà pretendeva che il posto auto vicino alla sua porta d'ingresso rimanesse sempre libero. E se la prendeva con chiunque lo occupasse. Quando a farlo erano i suoi dirimpettai, i Marti, la rabbia lo assaliva, tanto che circa un anno fa c'era stata una lite. Sembrava tutto finito lì, ma evidentemente da allora l'uomo aveva continuato a covare odio e desiderio di vendetta nei confronti dei Marti. Non c'è traccia di denunce negli archivi delle forze dell'ordine; Pappadà, però, si sarebbe recato all'ufficio dei vigili per chiedere una mano ma poi, come racconta il comandante Luigi Epifani, aveva rifiutato l'assegnazione di uno stallo per disabili, a cui aveva peraltro diritto.
La strage e l'arresto si sono compiuti nell'arco di un'ora. Pappadà, armato di pistola, ieri sera aspettava i suoi vicini intenzionato a risolvere il problema del parcheggio una volta per tutte. Quando, poco prima delle 23, è arrivato, insieme con la compagna Simona, Andrea - operaio che avrebbe compiuto 36 anni a novembre - lo ha freddato con due colpi (uno alla testa e uno all'addome) sparati a distanza ravvicinata. Avrebbe scelto deliberatamente di salvare lei: «Tu non c'entri, spostati», le avrebbe detto. Simona, sotto choc, ha chiamato i soccorsi per Andrea e ha avvisato i genitori del ragazzo, che abitano di fianco e che in quel momento non erano in casa. I familiari sono arrivati dopo pochi minuti: alla vista del corpo di Andrea a terra, ormai senza vita, si sono precipitati a prenderlo tra le braccia, forse nemmeno notando che a pochi passi c'era ancora l'assassino. Una precisione chirurgica nel portare a termine il piano: un colpo ha ucciso Franco Marti, il padre di Andrea, pensionato di 63 anni; un altro colpo ha ferito Maria Assunta Quarta, 52 anni, insegnante a Melendugno, zia di Andrea, che morirà qualche ora dopo in ospedale. Un quinto colpo ha ferito solo di striscio la madre di Andrea e moglie di Franco, Fernanda, 60 anni, trasportata in ospedale.
In pochi minuti - alle 23.20 - da Maglie sono arrivati i carabinieri dell'aliquota radiomobile del Norm della Compagnia di Maglie. Sono stati attimi terribili: l'uomo era seduto sul marciapiede con l'arma ancora carica in mano e un colpo in canna. Una breve attività di negoziazione è servita a conquistare la fiducia dell'uomo: i militari lo hanno tranquillizzato, gli si sono avvicinati con cautela e l'hanno convinto ad arrendersi. Il capo-equipaggio gli ha quindi afferrato il braccio e gli ha fatto posare con calma la pistola - risultata clandestina e detenuta illegalmente - quindi lo ha arrestato. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia